MILANO – L’ultima storia pubblicata non è quella di una donna, ma di un trentenne, abusato da bambino da un prete. “Il colpevole ora sta per pagare ma il danno – le parole dell’uomo – ormai è fatto. Io sono segnato per il resto della vita”. E’ una delle migliaia di testimonianze di vittime di abusi ricevute da Ermal Meta, che ha deciso di pubblicarle su Instagram perché “devono sapere tutti, questo silenzio degli innocenti deve finire”.
E per questo il musicista, che si era esposto sui social dopo lo stupro di Palermo, ha rivolto un appello al premier Giorgia Meloni: “Non ho votato per lei ma lei – ha detto, visibilmente scosso – è la mia presidente, come lo è di tutte queste donne e mi rivolgo a lei con il massimo rispetto, in quanto carica istituzionale, donna, madre e cristiana: non crede che sia giunto il momento di finire questa mattanza?”. “Una società – ha sottolineato – non può dirsi evoluta finché le donne avranno paura di camminare per strada da sole e di raccontare di essere state abusate per paura di non essere credute o addirittura ritenute colpevoli”.
A chi gli ha mandato un messaggio, Meta ha assicurato che “è una cosa che mi tocca molto da vicino, l’ho raccontato nelle canzoni, consideratemi come una porta attraverso cui buttar fuori delle cose”. Soprattutto perché “ho letto cose raccapriccianti e ho riscontrato che la grande maggioranza delle donne e degli uomini che hanno subito abusi, violenze e maltrattamenti di qualsiasi natura non ha denunciato per mancanza di fiducia. La maggior parte di quelli che hanno denunciato invece non sono stati creduti”. “Non mi interessa far polemica ma cercare – ha spiegato – di riportare la voce a chi ha paura di parlare e si limita a mandare messaggi, moltissimi dicono ‘non ne ho mai parlato, tanto non mi avrebbero creduto’.
Proviamo – il suo invito – a immaginare come vive una persona in questo modo, come può affrontare la sua vita”. “Il nostro mondo è fatto di invisibili ma sono persone, qualcuno forse sta ridendo di me, ma per me – ha aggiunto – le persone non sono cause perse, lo sono quando sono lasciate sole e nessuno dà peso al dolore dell’altro”. La soluzione non è “occhio per occhio, che lascia il mondo cieco, sono d’accordissimo su rieducazione ed educazione in primis”. Però “senza la giusta pena nulla può accadere. Nessuno ha paura della rieducazione ma si può avere paura della pena. Vorrei fare una riflessione insieme, siete in 2000 collegati, se volete – la sua richiesta – ripostate il video e parliamone insieme: per quale motivo non ho mai sentito parlare di stupri nei confronti di ragazze appartenenti per esempio a famiglie che fanno parte della malavita o che sono in determinati contesti? questo perché chi compie quell’atto sa benissimo a cosa va incontro ed è la paura che lo ferma”.
“Sono ancora molto scosso e credo che lo sarà per molti giorni ancora, non so cosa posso fare o dire, mi sembra di sbagliare in continuazione, ma proviamoci semplicemente, proviamo – il suo invito – a metterci nei panni dell’altra persona”. Di qui l’appello al premier a “finire questa mattanza”. “Credo che siamo d’accordo tutti e che anche lei lo è. Se posso essere utile – ha concluso l’artista, che anche in canzoni come “Vietato Morire” e “Non mi avete fatto Niente” affronta il tema della violenza sulle donne – sono a sua disposizione: tutti insieme qualcosa si può fare, con rispetto”.