L’AQUILA – “Matteo Messina Denaro si è risvegliato dall’operazione che è andata molto bene, è vigile e attivo. E’ in terapia intensiva solo per prassi dopo interventi del genere”. Le notizie sulle condizioni dell’ex latitante dopo l’intervento arrivano dal garante dei detenuti in Abruzzo, Gianmarco Cifaldi. “La degenza in ospedale dipende dalla combinazione tra il consulto sanitario e gli approfondimenti del Dap che deve valutare le azioni per garantire la sicurezza interna ed esterna – afferma ancora Cifaldi -. Tutte le azioni vanno a garantire i diritti costituzionali sia per il boss sia per tutte le persone libere”.
L’avvocato Alessandro Cerella, che fa parte del pool di legali difensori, fa sapere che “analizzati i fatti e la documentazione, ci riserviamo di decidere la strategia più opportuna per presentare una istanza di scarcerazione”, in quanto il regime del 41 bis sarebbe incompatibile con le condizioni di salute. Cifaldi a questo proposito sottolinea: “Garantiamo il diritto alla salute con personale medico qualificato e tutte le agenzie dello Stato stanno operando nel rispetto del dettato costituzionale, me compreso”.
Il boss è stato trasferito ieri dal carcere, dove si trovava al 41 bis, al reparto di chirurgia con imponenti misure di sicurezza e nel pomeriggio è stato operato. Si prospetta una degenza non breve nella cella ospedaliera dell’ospedale. L’ex latitante, affetto da un tumore, è dal giorno dell’arresto in cura all’interno del penitenziario dove è stata allestita per lui una stanza per la chemioterapia. Nelle scorse settimane il capomafia aveva subito un piccolo intervento per problemi urologici ed era però rientrato nell’istituto di pena in giornata.
Intanto vengono fuori nuovi stralci dell’interrogatorio reso ai pm di Palermo dopo l’arresto. “Tutte le telecamere di Campobello e Castelvetrano le so – aveva detto Messina Denaro -, primo perché ho l’aggeggio che le cercava, che non l’avete trovato; e poi perché le riconosco”. Al procuratore di Palermo che gli chiedeva dove avesse nascosto l’apparecchio usato per intercettare le telecamere, mai trovato nei covi del capomafia, il boss ha risposto: “In un altro posto. No, a Campobello no, era un altro… non era in quella casa… Poi c’era un’altra cosa: molte di queste telecamere, quando le piazzavano – perché all’inizio, quando iniziarono, erano tutte di notte, poi anche di giorno – c’era un segnale, il maresciallo dei Ros c’era sempre lui; appena si vedeva lui con due o tre fermi in un angolo, già stavano mettendo una telecamera, anche se ancora non avevano messo”. “Va beh, ma lei non è che era sempre in giro?”, gli dice il magistrato. “No, me lo dicevano. Amici miei, che non dico”.
Poi Messina Denaro ha parlato del famoso selfie scattato con uno dei medici della clinica La Maddalena: “Lo sa com’è nato? Lui è stato uno di quelli che mi operò, il primo aiuto, al fegato; io ci andavo ogni mese, perché lui mi doveva visitare la ferita, me la curava lui, perché è una ferita abbastanza pesante. A un tratto mi alzo, ci salutiamo, perché avevamo un rapporto… ci davamo pure del tu, abbracci, bacio, eh, sto per girarmi e mi fa cosi: ‘Ce lo facciamo un selfie assieme?, e io che dico no?”. “Ma lui sapeva che mestiere faceva?”, gli ha domandato il magistrato. “Sì, l’imprenditore agricolo, olio di olive”, ha risposto il capomafia.