Giovanni Lauria, 83 anni, ritenuto il “capo della famiglia mafiosa di Licata” – così venne definito quando, il 2 febbraio del 2021, i carabinieri realizzarono l’operazione antimafia “Xydi” – è morto verosimilmente a causa di un infarto. L’anziano è stato ritrovato morto, stamani, da alcuni familiari che non riuscivano a contattarlo e si sono recati nella sua abitazione. Giovanni Lauria era stato scarcerato, dopo essere stato recluso al carcere di massima sicurezza di Tolmezzo, nel marzo del 2020: gli vennero concessi i domiciliari, con l’applicazione del braccialetto elettronico, a causa dell’età avanzata.
Secondo quanto emerse dall’inchiesta antimafia “Xydi” della Dda di Palermo, l’ormai ex avvocato Angela Porcello, informava – come riportato nel provvedimento di fermo – Giovanni Lauria su quanto comunicatogli dall’ergastolano Giuseppe Falsone. Scelta non casuale perché Lauria “vantava – avevano scritto gli inquirenti – con il Falsone un risalente e saldissimo legale mafioso, tanto da avergli assicurato un prezioso appoggio durante il drammatico conflitto che, negli anni 2000, l’ergastolano aveva avuto con Maurizio Di Gati (collaboratore di giustizia) per la conduzione della provincia mafiosa di Agrigento”.