LAMPEDUSA (AGRIGENTO) – “Siamo riusciti a sopravvivere perché nella barca alla deriva che abbiamo trovato c’erano quattro bottiglie d’acqua e mezza scatola di biscotti”. I quattro naufraghi – tre uomini e una donna, originari di Costa d’Avorio e Guinea Konakry – della barca affondata con 41 morti continuano a raccontare ai poliziotti della squadra mobile assieme ai mediatori culturali, le fasi del naufragio. Il barchino, sul quale c’erano 45 persone, fra cui 3 bambini, si è capovolto ed è affondato, a causa di una violenta onda, dopo circa 6 ore dalla partenza da Sfax. Tutti i migranti – stando a quanto riferito dai superstiti: 3 minorenni non accompagnati e un uomo – sono finiti in mare.
“Caduti in acqua, ci siamo sparpagliati in più gruppi, aggrappandoci a quello che abbiamo trovato. Noi eravamo una decina tutti vicini – hanno spiegato – ed eravamo aggrappati a delle camere d’aria. Siamo rimasti per ore, molte ore, in acqua. Due del nostro gruppo, li abbiamo visti annegare, travolti da un’onda. Quando abbiamo visto, a distanza, tanta distanza, una barca di ferro, abbiamo iniziato a nuotare. Non era facile, c’era il mare mosso. Alcuni sono rimasti indietro e non li abbiamo più visti, noi 4 siamo riusciti ad arrivare sulla barca e a salire”. I 4 naufraghi, con il supporto psicologico, sono stati sentiti più volte dagli investigatori perché nei loro racconti c’erano ‘buchi’ e contraddizioni, probabilmente dovuti allo choc, ma anche al timore di parlare con la polizia.