CATANIA – “Dei 10 edifici che compongono l’insieme della strutture della polizia a Catania, nessuno è conforme alle normative sulla sicurezza antincendio, antisismica e dell’ambiente di lavoro”. Una nuova denuncia arriva da Tommaso Vendemmia, segretario provinciale del Siap, il sindacato di polizia. “Certamente questa situazione – dice – non è d’esempio per i cittadini che a loro volta ricevono servizi pessimi, in tema di scuola, sanità e sicurezza. Il paradosso è che il controllo sul rispetto delle normative è affidato alla stessa polizia, cui vengono concesse peraltro numerose deroghe. La naturale conseguenza è il proliferare di luoghi di lavoro poco sicuri spesso insalubri, e costosi nella gestione”.
Vendemmia segnala “i vari tentativi del sindacato di segnalare le irregolarità agli enti di controllo. I risultati però tardano ad arrivare e si resta in edifici fatiscenti sognando la Cittadella della polizia, grande incompiuta nella provincia di Catania con uno strascico di polemiche e responsabilità da accertare”. Il segretario entra ancor più nello specifico della questione sicurezza: “La polizia si colloca in cima alla lista dei trasgressori in termini di sicurezza sul lavoro; a oggi registriamo oltre 20 anni di ritardo nell’elaborazione dei documenti che valutino i rischi legati al lavoro svolto dai poliziotti. Le questioni legate allo stress correlato al lavoro, all’uso dei dispositivi di protezione individuale e all’esposizione ai rischi durante le operazioni di polizia non sono documentate, con un impatto negativo sulla salute e sulla sicurezza dei lavoratori. Possiamo affermare con certezza che i poliziotti sono gli unici lavoratori privi ‘per legge’ di protezione nei luoghi di lavoro”.
Vendemmia fornisce diversi esempi concreti: “I poliziotti che operano sulle moto, noti come ‘falchi’, lavorano senza protezioni da cadute e caschi a causa, sembrerebbe, della mancanza di fondi, gli uffici denunce e passaporti sono irricevibili; la polizia stradale è spesso costretta a operare in modo isolato nei rilievi degli incidenti a causa della mancanza di pattuglie; il personale dei reparti mobili, impiegato negli hotspot, è costretto a lavorare all’aperto per oltre 6 ore sotto il sole, senza forniture di acqua o la disponibilità di strutture di protezione; e di questi esempi se ne potrebbero fare a decine”.