A Porto Empedocle è caos. Da ieri sono stipati oltre mille migranti che tentano continuamente di fuggire dalla struttura sul molo. Almeno un centinaio di persone è già riuscito a scappare. Nel centro di prima accoglienza, presidiato dalle forze dell’ordine, c’è preoccupazione per i trasferimenti a singhiozzo a causa della mancata disponibilità delle autolinee private di mettersi in viaggio verso il nord Italia. Cosa che esaspera ovviamente la situazione sovraffollamento.
“La situazione si è un po’ alleggerita rispetto a ieri – dice il sindaco Calogero Martello -, ma nella tensostruttura, in un’area di 2 mila metri quadrati, ci sono 1.200 persone. Gente che cerca acqua e da mangiare e che cerca, spesso riuscendovi, di uscire. Le persone che riescono a riversarsi per strada, e che si aggirano in gruppetti, mettono paura anche ai meno impressionabili. E’ una situazione insostenibile quella che si è verificata qui”.
CATANIA SOTTO STRESS. Intanto a Catania va in sofferenza il centro di accoglienza realizzato nell’ex hub vaccinale di San Giuseppe La Rena che dovrebbe ospitare circa 900 persone e che è sotto stress con l’arrivo di oltre 600 migranti portati con la nave Paolo Veronese da Lampedusa. Nella struttura, di proprietà del Comune, la protezione civile regionale sta montando un altro tendone da 300 metri quadrati per ampliare il numero di posti. L’arrivo del traghetto della Siremar a Catania avrebbe subito un ritardo: doveva approdare ieri sera, ma lo ha fatto stamattina proprio per permettere di effettuare i trasferimenti di almeno 300 migranti già presenti nel capoluogo etneo.
IL BIMBO SENZA NOME. In attesa delle decisione del Tribunale dei minori e di una possibile adozione. Un giovane migrante è sbarcato il 15 settembre al molo Favarolo, a Lampedusa, tenendo per mano un bimbo di circa 3 anni. Ai volontari della Croce Rossa e alla polizia subito ha raccontato che quel piccolo non sa chi sia. “L’ho trovato nel deserto, era solo, abbandonato. L’ho portato con me per salvarlo, ma non è un mio familiare e non so come occuparmene”, ha detto il giovane nordafricano.
Nessuno conosce né il nome né la nazionalità del piccino, che attualmente è all’hotspot di contrada Imbriacola – nella sezione per i bambini e le madri sole – e per il quale si cercherà adesso un affidamento familiare. “Non potevo lasciarlo morire da solo nel deserto, così abbiamo fatto il viaggio insieme”, ha detto il ragazzino, spiegando che con lui il bimbo non ha mai parlato. Del piccolo si occupano, non lasciandolo mai da solo, Save the children e Croce rossa italiana, con psicologi, che tentano di fargli dire qualcosa che chiarisca la sua storia.
Nessuno sa quali traumi abbia subito il bimbo senza nome e finora non c’è stata alcuna interazione con altri. Ma già a Lampedusa è scattata la gara di solidarietà per prendere il bambino in affido, almeno fino a quando non sarà trovata una famiglia che lo adotti. La sua sorte sarà decisa dal Tribunale dei minori di Palermo.