Venerdì 29 settembre anche i lavoratori Stm di Catania, così come quelli di tutti gli stabilimenti nazionali, si fermeranno per otto ore per chiedere il rinnovo del contratto integrativo scaduto a dicembre del 2022. Ad annunciarlo è il segretario generale di Fismic Catania, Saro Pappalardo. “La decisione è stata presa dopo l’incontro con i vertici aziendali del 13 e 14 settembre a Monza, che ha segnato distanze importanti sia sulla parte normativa che su quella economica. Come delegazione sindacale trattante, abbiamo sospeso gli incontri per incontrare i lavoratori in assemblea, fare il punto sulla trattativa e chiamarli a una giornata di sciopero”.
Per quanto riguarda lo stato della trattativa, “dopo più di sei mesi di confronto – prosegue Pappalardo – l’azienda ha accolto solo parzialmente le nostre richieste. Sul salario abbiamo avuto risposte positive alla richiesta di un ‘consolidamento’ pari a mille euro, che verranno – vedremo come – riparametrati mensilmente come Edr (Elemento distinto della retribuzione) che migliorerà tutti gli istituti. Anche sulla parte normativa si è registrata qualche apertura (su permessi e diritti sindacali), ma non ancora sufficiente rispetto alle diverse richieste sindacali. Riteniamo invece inaccettabile la posizione aziendale che ancora non dà risposte su stabilizzazioni dei lavoratori precari, summer job e interinali”, dice ancora Pappalardo. “Come anche sulla riduzione oraria, sulla maggiore flessibilità in ingresso e uscita e sulla definizione di un nuovo premio di risultato con i massimali richiesti in piattaforma”.
Anche la tempistica del pagamento dell’eventuale premio è motivo di contrasto tra la proprietà e i sindacati. “E’ inaccettabile il fatto che l’azienda non voglia riconoscerlo a partire dal 2023, pensando di attuarlo soltanto dal 2024, il che porterebbe gli eventuali benefici economici nelle tasche dei lavoratori solo nel 2025. In questi anni i lavoratori hanno contribuito alla grande crescita di questa multinazionale, che ha registrato fatturati record. È incomprensibile che ancora oggi non abbiamo un premio degno dei risultati economici ottenuti, al pari con quello attribuito dalle altre multinazionali. Non c’è dubbio che gli investimenti di Stm in Italia stiano continuando, e che abbiano ricadute occupazionali importanti sui territori”, osserva il segretario di Fismic. “Proprio per questo riteniamo che i tempi siano maturi affinché l’azienda ridistribuisca la ricchezza prodotta ai lavoratori che, con la loro professionalità, hanno contribuito a produrla”.