La carcinosi peritoneale è una delle forme di tumore meno note, ma purtroppo sempre più frequenti che colpiscono il peritoneo, cioè la membrana a “sacco” che ricopre tutte le pareti dell’addome e avvolge i visceri in esso contenuti. In Sicilia è stato messo a punto un protocollo multidisciplinare tra gli oncologi del presidio ospedaliero di Canicattì, il professor Antonio Macrì, direttore della Scuola di specializzazione in chirurgia generale dell’università di Messina e l’Unità operativa di chirurgia del peritoneo e del Retroperitoneo dell’Azienda ospedaliera universitaria Gaetano Martino di Messina, oltre che responsabile del Centro di riferimento nazionale per la cura dei tumori peritoneali della Società italiana di chirurgia oncologica.
All’ospedale San Giacomo D’Altopasso di Licata è già stato eseguito il primo intervento con tecnica “Pressurized intraperitoneal aerosol chemotherapy” (Pipac) per il trattamento di una carcinosi peritoneale di origine pancreatica. La metodica, attualmente eseguibile in Italia in pochissimi centri, la maggior parte dei quali situati nel centro-nord del territorio nazionale, è stata condotta. Lo ha permesso un protocollo d’intesa fra L’Azienda sanitaria provinciale di Agrigento e il Policlinico di Messina, che prevede la somministrazione intraperitoneale, per via laparoscopica, di farmaci chemioterapici sotto forma di aerosol e in condizioni di alta pressione. La trasformazione in aerosol, che avviene grazie all’utilizzo di un dispositivo ideato in Germania dal professor Marc Reymond dell’ospedale universitario di Tübingen, permette al farmaco un’ottimale distribuzione all’interno della cavità peritoneale e le elevate pressioni consentono una migliore capacità di penetrazione del chemioterapico nelle cellule tumorali, con basso assorbimento sistemico e quindi riduzione degli effetti collaterali.
“Questa tecnica, utilizzata per la prima volta nella pratica clinica nel 2014 – spiega Macrì – rappresenta la frontiera più attuale nel trattamento dei tumori peritoneali, sia primitivi (mesotelioma) che secondari (carcinosi di origine gastrica, ovarica, colica, pancreatica). Nei casi correttamente selezionati, la Pipac consente di migliorare la prognosi di pazienti altrimenti considerati non curabili e, soprattutto, permette di migliorare la loro qualità di vita. La procedura si aggiunge alle altre tecniche all’avanguardia già da noi utilizzate nel campo dei tumori del peritoneo, quali la chirurgia citoriduttiva e la chemioipertermia peritoneale, che hanno consentito di migliorare drasticamente la sopravvivenza di questi pazienti”.