CATANIA – Controlli della Polizia stradale di Catania nell’hinterland etneo per contrastare il traffico illecito di parti di ricambio e la tutela dell’ambiente. Sono state passate al setaccio cinque attività commerciali: due demolitori e tre rivendite di auto usate. Nei confronti degli autodemolitori sono state riscontrate violazioni di carattere amministrativo e penale riguardanti la normativa ambientale per ciò che riguarda la gestione di rifiuti speciali e nocivi. Inoltre sono stati trovati veicoli in numero superiore a quello consentito, accatastati l’uno sull’altro, o introitati da più lungo tempo rispetto al termine consentito (massimo 30 giorni) per procedere alla rottamazione. Altre irregolarità sono state rilevate anche nella vendita dei ricambi usati provento dell’attività di demolizione.
Scenario diverso è stato riscontrato durante i controlli operati presso alcuni rivenditori di auto usate. Su un totale di tre autosaloni visitati, sono state passate in rassegna circa duecento auto per verificare le effettive percorrenze chilometriche (e scongiurare così la possibilità di chilometraggi ‘scaricati’). Inoltre, circa cinquanta auto sono state ispezionate nei dati identificativi e sulla genuinità delle targhe, in considerazione di diversi recenti casi di clonazione di macchine munite di targhe false, che a prima vista si presentano identiche alle originali.
Grazie alla meticolosità dei controlli, sono state individuate tre auto con chilometraggi alterati, con riduzione di diverse decine di migliaia di chilometri, che sono state trovate in un autosalone nell’Acese. Le tre auto sono state sequestrate e l’amministratore della società è stato denunciato per frode in commercio. Una diversa infrazione è stata contestata a un altro imprenditore di un paese etneo, in possesso di licenza solo on-line per operare nel commercio di auto. Malgrado ciò, aveva allestito un piazzale con tanto di esposizione di macchine, schede del veicolo e prezzi, in totale violazione della normativa comunale. Per l’imprenditore è scattata quindi la chiusura immediata dell’attività e una sanzione amministrativa di oltre cinquemila euro.