PALERMO – “Una guerra totale e globale senza sconti ai trafficanti di esseri umani” per colpire anche i capitali illeciti in ogni angolo della Terra con lo scopo di fermare il business dell’immigrazione clandestina che, per Europol, genera ogni anno 6-7 miliardi di euro alle organizzazioni. E il modello da seguire è quello che fu adottato da Giovanni Falcone per contrastare Cosa nostra.
Per farlo, il governo Meloni rilancia l’intervento dell’Onu. E lo fa da Palermo, dove i ministri dell’Interno e della Giustizia, Matteo Piantedosi e Carlo Nordio, hanno dettato l’agenda dell’Italia ai Paesi partner che vent’anni fa firmarono la Convenzione, proprio nel capoluogo siciliano, contro il crimine organizzato, entrata in vigore nel 2003. La lotta all’immigrazione clandestina e ai trafficanti è stato il focus su cui è stata incentrata la conferenza, alla quale hanno partecipato i rappresentanti istituzionali di 30 Paesi. “L’impegno nella lotta al traffico dei migranti deve unirci, la collaborazione col sistema Onu è fondamentale”, è stato il richiamo del Guardasigilli, che a margine ha firmato due trattati con Algeria e Libia.
“Nessuno Stato può accettare che la criminalità organizzata determini le politiche migratorie nazionali, né che vengano praticate ignobili forme di schiavitù moderna”, ha rincarato il capo del Viminale. Che ha chiarito la linea del governo: “Da un lato potenziare la collaborazione con i Paesi di origine e transito dei flussi per rafforzare la cooperazione di natura investigativa e rendere più efficace la risposta repressiva contro i trafficanti, e dall’altro lato agire concretamente sulle cause della migrazione e offrire ai migranti delle alternative legali ai loro progetti migratori”.
Concetti ribaditi anche dal sottosegretario alla Presidenza, Alfredo Mantovano, dopo avere avuto una serie di bilaterali, a margine del vertice di Palermo, con esponenti dei governi di Germania, Gran Bretagna, Tunisia, Francia e Turchia. “Riteniamo di dover percorrere due binari estremamente connessi, lo sviluppo dell’Africa e la regolamentazione dei flussi migratori – ha affermato – Intendiamo farlo con un atto non coloniale e neanche post-coloniale, i due binari devono essere perseguiti in pieno accordo con i Paesi interessati. Non dobbiamo stabilire a Palermo, a Roma o a Bruxelles cose è meglio per questi Paesi”. Sul traffico di migranti, nel breve termine, però occorre, per il sottosegretario, “distruggere i mezzi di fortuna che vengono utilizzati nei viaggi della disperazione, a cominciare dai barchini, individuare i luoghi dove vengono costruiti e i fornitori dei materiali”, mentre nei paesi di transizione servono “campi Unhcr di raccolta dignitosi” e “commissioni per le domande di asilo con prospettive di ricollocamento proporzionato, in base alla popolazione, in Europa”.
Mentre sulle Ong Bruxelles, osserva Mantovano, in sede di trattative Ue ci si chieda se “facilitano od ostacolano i trafficanti di migranti”. Dopo 8 giorni di stop, intanto, sono ripresi gli sbarchi a Lampedusa: 90 i naufragi arrivati sull’isola in tre diverse operazioni di soccorso. A Pozzallo (Rg) domani è attesa la nave della Ong Louise Michel con 45 migranti a bordo. Per il Riesame di Palermo fu pirateria, e non estorsione, la consegna di soldi e cellulari in cambio del traino del barchino fino alle coste di Lampedusa: per quest’episodio, a fine luglio, furono fermati il comandante di un motopesca tunisino e 3 componenti dell’equipaggio.