Dovrebbe avvenire entro le sette di domattina la tumulazione della bara del boss Matteo Messina Denaro, morto ieri nell’ospedale de L’Aquila. Come era previsto il questore di Trapani ha vietato il funerale pubblico. Le esequie, dunque, si svolgeranno in forma privata nel camposanto di Castelvetrano. La salma, dissequestrata subito dopo la fine dell’autopsia, è partita dal capoluogo abruzzese nel pomeriggio e raggiungerà via terra il paese trapanese con la scorta del Gom. La bara di legno di cedro dovrebbe viaggiare per oltre 11 ore, fino a poco prima dell’alba.
Nella cappella di famiglia del cimitero di Castelvetrano, in cui è sepolto il padre del capomafia Ciccio Messina Denaro, anni fa gli inquirenti piazzarono delle microspie, poi scoperte dalla famiglia del boss. Le cimici erano dietro una lapide. Per aggirare le mille precauzioni dei familiari del latitante, che evitavano di parlare in casa temendo di essere intercettati, gli investigatori avevano messo gli apparecchi elettronici al camposanto sperando che, sentendosi al sicuro, i parenti di Messina Denaro avrebbero parlato al cimitero dando loro indicazioni utili sul nascondiglio del capomafia. E invece, pare per un violento temporale, la lapide, che evidentemente non era stata rimessa perfettamente al suo posto, attirò l’attenzione dei familiari del boss, i quali notarono una serie di fili pendere da dietro. Furono loro stessi a denunciare la cosa alla polizia.
Nel paese del boss intanto si progetta un sit-in alla villa Falcone-Borsellino domenica mattina. La proposta è dell’avvocato John Li Causi che ieri, leggendo sui social alcuni messaggi di condoglianze alla famiglia Messina Denaro e di mitizzazione del boss defunto, si è indignato. “Ci sono stati moltissimi altri che, invece, hanno manifestato il loro disgusto per il suo operato, esprimendo il loro pensiero contro la mafia, il loro ricordo delle vittime innocenti”, dice Li Causi. Ecco perché l’avvocato che opera in città ha pensato a un sit-in aperto a tutti i cittadini, associazioni di categoria, sindacati, politici: “la maggioranza dei castelvetranesi e campobellesi e dei siciliani tutti non era e non è con la mafia – dice – rischiamo oggi di passare per la seconda volta, dopo quella avvenuta a gennaio di quest’anno, l’ennesima gogna mediatica per colpa di poche persone ignoranti e senza valori”. Per Li Causi “bisogna fare qualcosa per non lasciare a pochi stolti e leoni da tastiera il palcoscenico di questo momento storico”.