CATANIA – Si ingarbuglia, giorno dopo giorno, con nuovi elementi e dichiarazioni, la vicenda che ruota attorno al giudice di Catania Iolanda Apostolico. Oggi il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, interviene sulle interrogazioni presentate, o almeno annunciate, da parte dei partiti della maggioranza già la scorsa settimana e che sono accomunate dalla richiesta di inviare gli ispettori alla procura di Catania. “A seguito di 4 interrogazioni parlamentari – dice il ministro – essendo doveroso rispondere, ho dato mandato alle articolazioni competenti del Ministero di acquisire articoli di stampa e pubblicazioni sui social media, relativi alla giudice di Catania, Iolanda Apostolico. Non si tratta di un accertamento ispettivo né tanto meno dell’avvio di un’azione disciplinare”. Interrogazioni che sollevano il problema della terzietà e imparzialità della magistrata, che per prima ha sconfessato il decreto Cutro, annullando il trattenimento di migranti dal Cpr di Pozzallo. Lo fanno soprattutto alla luce del video, diffuso da Matteo Salvini, che immortala Apostolico mentre partecipa a una manifestazione nel 2018 per chiedere lo sbarco dei migranti bloccati sulla nave Diciotti.
PIANTEDOSI: “VIDEO NON PRESENTE IN DOCUMENTAZIONE DELLA QUESTURA”. Il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, rispondendo al question time al Senato parla del video dal quale è partita tutta la vicenda: “Il video che ritrae il giudice Iolanda Apostolico a una manifestazione pubblica il 25 agosto del 2018 non proviene da documentazione della questura di Catania. In nessuno degli atti redatti all’epoca è menzionata la dottoressa Apostolico. La questura all’epoca, dopo aver acquisito le riprese della manifestazione, inoltrò la segnalazione all’autorità giudiziaria senza individuare responsabilità penali dei partecipanti. I fatti attinenti alla diffusione di video sono ora all’attenzione della procura. Le modalità di raccolta e conservazione di immagini durante servizi di ordine pubblico – ha ricordato il ministro – sono disciplinate dal regolamento 15 del 2018 e dal decreto ministeriale del 2017. Le riprese sono consentite per documentare situazioni di minacce per l’ordine e la sicurezza pubblica. Gli uffici di polizia non detengono nè tantomeno conservano video o immagini non ufficiali e, per quanto riguarda le riprese non utili, non esiste un archivio per la loro conservazione. le immagini infine – ha concluso – non sono sottoposte ad elaborazioni informatiche a fini identificativi”.
IL LEGALE DEL CARABINIERE: “NESSUNA RITRATTAZIONE”. Proprio le immagini riferite a quella occasione hanno alimentato lo scontro magistratura-governo così come la “mano” che le avrebbe girate: sul carabiniere che le avrebbe realizzate si è concentrata, al momento, l’attenzione: il sottosegretario Nicola Molteni ha detto che un carabiniere in servizio a Catania aveva riferito ai suoi superiori di essere stato lui ad aver girato quel video durante il servizio d’ordine e poi di averlo condiviso con una cerchia di conoscenti. Ma successivamente “ha ritrattato le proprie affermazioni e nei suoi confronti sono in corso accertamenti”. La versione è però contestata dal sindacato Sim Carabinieri, cui il militare si è rivolto. E poi il legale del militare: “Il mio assistito non ha confessato nulla e di conseguenza non può aver ritrattato”, dice l’avvocato Christian Petrina che assiste il carabiniere. “Peraltro, – spiega Petrina, esperto di diritto militare – in questi casi ci sono delle procedure previste dalla normativa militare da seguire”. E invece non ci sarebbe alcuna relazione di servizio sulla vicenda da parte del carabiniere.