La malattia cerebrovascolare acuta, chiamata anche ictus, è causata dall’improvvisa ostruzione da parte di un trombo o di un embolo (ictus ischemico) oppure dalla rottura (ictus emorragico) di un vaso sanguigno che irrora l’encefalo. La mortalità per ictus è del 20-30% a 30 giorni dall’evento e del 40-50% a distanza di un anno, mentre il 75% dei pazienti sopravvissuti presenta qualche forma di disabilità che nella metà dei casi comporta perdita dell’autosufficienza. La prevalenza e l’incidenza dell’ictus aumentano con l’età, in particolare a partire dai 55 anni; dopo i 65 anni l’aumento dell’incidenza è esponenziale. Si tratta, del resto, della seconda causa di morte dopo la cardiopatia ischemica.
Da questi numeri emerge l’importanza della prevenzione. Il reparto di Neurologia con Stroke Unit dell’Ospedale “Villa Sofia” di Palermo (nella foto l’équipe sanitaria) è già in movimento in vista anche della giornata nazionale dell’ictus il 29 Ottobre prossimo. E’ stata infatti indetto uno screening gratuito in collaborazione con i volontari di A.L.I.Ce. Palermo Ovest (associazione NO PROFIT costituita da operatori sanitari e pazienti impegnati a prevenire o limitare i danni e le sofferenze causate dall’ictus cerebrale) che si svolgerà sabato 14 ottobre 2023, dalle ore 9 alle ore 15, presso l’ambulatorio della Neurologia (sito al presidio ospedaliero “Villa Sofia”, padiglione Geriatrico, 3° piano), rivolta ai cittadini, ma fino a un numero massimo di 50 utenti.
Per partecipare occorre prenotarsi inviando una e-mail all’indirizzo: [email protected]. “L’ictus – spiega Daniele Lo Coco, direttore del reparto – rappresenta una delle principali cause di disabilità nonostante l’attività di sensibilizzazione e di prevenzione primaria l’incidenza della malattia permane elevata secondo le statistiche ed è fonte di ingenti costi di sistema. Si stima, in generale, che circa una persona su quattro può essere colpita da Ictus nel corso della propria vita, ma anche che il 90% degli Ictus può essere prevenuto adottando stili di vita corretti, ovvero mutando, quantomeno, i fattori di rischio modificabili e, peraltro, responsabili della maggior parte dei casi”.