TRAPANI – La Direzione Investigativa Antimafia, la Polizia di Stato di Trapani e il Nucleo Investigativo del Comando Provinciale Carabinieri di Trapani hanno arrestato 17 persone e notificato ad altre 4 la misura degli arresti domiciliari nell’ambito di una operazione antimafia coordinata dalla Dda di Palermo contro le famiglie mafiose di Custonaci, Valderice e Trapani. Sono state perquisite inoltre le abitazioni di diversi indagati ed è stata acquisita la documentazione tecnico-amministrativa e contabile presso il Comune di Custonaci.
L’operazione congiunta, coordinata dal procuratore di Palermo Maurizio de Lucia e dall’aggiunto Paolo Guido, è stata denominata Scialandro. L’indagine, durata due anni, ha ricostruito gli organigrammi delle ‘famiglie’ e svelato le collusioni esistenti tra esponenti della vecchia amministrazione comunale di Custonaci e i clan. Tra i 21 arrestati c’è anche un ex vicesindaco di Custonaci, Carlo Guarano. Secondo gli inquirenti sarebbe stato eletto con i voti dei clan costituendo un punto di riferimento in giunta per le cosche. “Ancora un’altra vita ha… altri cinque anni si deve… a lui… a lui in questi cinque gli è servito di fare scuola guida… ora deve portare la macchina…”, dicevano di lui due mafiosi intercettati parlando del ruolo che aveva avuto il politico nel favorire i loro affari e di quel che ancora avrebbe potuto fare.
“…Hanno sempre sto minchia di Falcone, Falcone, Borsellino …porca della miseria…”: imprecava Guarano, non sapendo di essere intercettato, parlando al telefono con un mafioso riferendosi alle commemorazioni per la strage di Capaci. La conversazione è del 22 maggio del 2022, vigilia delle cerimonie per il trentennale dell’attentato. Un anno prima, come risulta sempre dalle intercettazioni, aveva invitato ironicamente il suo interlocutore, che aveva realizzato la targa per l’intitolazione dell’aula consiliare di Custonaci al giudice Antonino Caponnetto, a rivolgersi al magistrato, deceduto, per farsi pagare il lavoro. Nell’operazione è stato indagato a piede libero l’ex sindaco di Custonaci Giuseppe Morfino.
Oltre a Guarano e Morfino, ex vicesindaco ed ex sindaco di Custonaci, sono coinvolti nel blitz un ex assessore, Giovan Battista Campo, e un consigliere comunale di maggioranza in carica. A svelare i rapporti tra Guarano e i clan, oltre alle intercettazioni, sono state le rivelazioni di un altro ex esponente della Giunta che ha raccontato che la elezione dell’indagato era stata sostenuta dai boss Giuseppe Costa e Paolo Magro. Oltre a sovrintendere alle gestione illegale dei buoni spesa in favore delle persone segnalate da Cosa nostra, Guarano avrebbe spinto per l’assunzione del mafioso Costa in un cantiere lavoro del Comune di Custonaci da settembre a dicembre dell’anno 2020.
Il 13 settembre 2021, inoltre, è stata registrata una conversazione di Guarano con altri due mafiosi, Mario Mazzara e Giovanni Marceca, dalla quale emergono con chiarezza sia i rapporti personali tra i tre, sia gli interessi di Mazzara riguardo all’attività politica dell’ex vicesindaco. “Ormai l’ultimo… l’ultimo sacrificio e poi ritiriamo… – diceva – ci chiudiamo la campagna elettorale per sempre!… certo anche per mantenere fede agli impegni che ci siamo presi qua noi… noi altri facciamo una bella squadra… ehhh… e dobbiamo comandare, avere un ruolo nel nostro piccolo”. E ancora il 21 settembre 2021 i tre discutevano di un affare relativo alla gestione di un supermercato grazie ad una variante del piano regolatore sul cambio di destinazione per alcuni terreni di proprietà della suocera di Costa.
Grazie alle relazioni illecite i boss riuscivano a imporre all’amministrazione i nominativi dei beneficiari di contributi elargiti in pandemia, pilotare l’affidamento di appalti pubblici in favore di ditte colluse o a loro riconducibili, anche per interposta persona. Una delle imprese aveva proceduto all’assunzione fittizia di un ergastolano per consentirgli di beneficiare della semilibertà. Il controllo socio-economico del territorio veniva attuato anche attraverso estorsioni e intimidazioni nei confronti dei titolari di aziende agricole che venivano ‘convinti’ con le minacce a non acquistare terreni che interessavano alle cosche.
Uno degli arrestati rivela, non sapendo di essere intercettato, di aver incontrato Matteo Messina Denaro durante la latitanza. Un vertice segretissimo che sarebbe avvenuto in una grotta. Protagonista del racconto, che rappresenta un capitolo dell’ultimo blitz antimafia della dda di Palermo, è Vito Manzo. Secondo gli inquirenti, sarebbe affiliato alla “famiglia” di Valderice, centro del trapanese. Per ribadire la sua affidabilità e la fiducia che in lui riponevano i massimi vertici dell’organizzazione mafiosa, Manzo diceva: “Io preciso, senza offesa, come si cammina io io so. Io come si cammina io so! Quello lì con questi occhiali che loro vanno cercando sempre di continuo (Messina Denaro ndr), dentro una grotta, mi ha detto a me, dice: ‘questa cosa! Va bene! ‘ Dopo che è sparito”. Millanterie o realtà? stanno cercando di accertarlo gli inquirenti.
Gli arrestati finiti in carcere sono: Pietro Armando Bonanno, Trapani, 64 anni; Andrea Maurizio Buzzitta, Erice, 55 anni; Giuseppe Costa, Custonaci, 60 anni; Santo Costa, Erice, 63 anni; Gaetano Gigante, Trapani, 65 anni; Luigi Grispo, 41 anni, Erice; Vittorio Giuseppe Grispo, 40 anni, Erice; Carlo Guarano, 57 anni, Custonaci; Andrea Intercola, 33 anni, Palermo; Francesco Lipari, Trapani, 63 anni; Paolo Magro, 59 anni, Custonaci; Giuseppe Maltese, 66 anni, Valderice; Vito Manzo 60 anni, Trapani; Giuseppe Maranzano, 59 anni Valderice; Vito Mazzara, 75 anni Custonaci; Roberto Melita, 57 anni, Trapani, Francesco Todaro, 68 anni. Ai domiciliari Gaetano Barone, 72 anni, Valderice; Mario Mazzara, 74 anni Custonaci; Mariano Minore, 71 anni, Trapani, Giuseppe Zichichi, 79 anni, San Vito Lo Capo.