E’ scontro tra il governo e i magistrati dopo la decisione del tribunale di Catania di non convalidare i trattenimenti di tre migranti tunisini giudicando illegittimo il recente decreto Cutro dell’esecutivo. “Sono rimasta basita di fronte alla sentenza del giudice di Catania, che con motivazioni incredibili (“le caratteristiche fisiche del migrante, che i cercatori d’oro in Tunisia considerano favorevoli allo svolgimento della loro attività”) rimette in libertà un immigrato illegale, già destinatario di un provvedimento di espulsione, dichiarando unilateralmente la Tunisia Paese non sicuro (compito che non spetta alla magistratura) e scagliandosi contro i provvedimenti di un governo democraticamente eletto”, ha scritto premier Giorgia Meloni sui social. “Non è la prima volta che accade” ma “continueremo a difendere i confini”.
Salvini rincara la dose: “Le notizie sull’orientamento politico del giudice che non ha convalidato il fermo degli immigrati sono gravi ma non sorprendenti”. Il vicepremier si riferisce a quanto scritto dal Giornale secondo cui sulla bacheca Fb della magistrata Iolanda Apostolico ci sarebbe stata sia una petizione condivisa nel 2018, che chiedeva “una mozione di sfiducia” nei confronti di Salvini, sia l’articolo ‘Open Arms e Sea Watch: la richiesta di archiviazione della procura di Palermo’. “La Lega chiederà conto del comportamento del giudice siciliano in Parlamento – afferma Salvini -. I tribunali non possono essere trasformati in sedi della sinistra”. Secondo il Giornale, poche ore dopo la pubblicazione dell’articolo sul quotidiano la giudice avrebbe poi chiuso il profilo Facebook. Che è finito sotto i riflettori della testata anche per alcune pagine seguite: “Free Open Arms” e quella dedicata a “Open Arms”.
“Non voglio entrare nella polemica, né nel merito della vicenda – commenta la giudice Apostolico -. Il mio provvedimento è impugnabile con ricorso per Cassazione, non devo stare a difenderlo. Non rientra nei miei compiti. E poi non si deve trasformare una questione giuridica in una vicenda personale”. Con lei si schiera subito la collega Marisa Acagnino, giudice etneo che da anni si occupa di immigrazione e che lavora nello stesso ufficio di Apostolico: “Noi decidiamo secondo scienza e coscienza, e secondo la legge. La collega ha disapplicato il provvedimento, tra l’altro, perché questo tipo di trattenimento si può fare in frontiera e in questo caso i migranti erano sbarcati a Lampedusa, poi erano transitati a Palermo e infine erano stati portati a Pozzallo, poi c’era il problema legato alla normativa europea e infine mancava il provvedimento della commissione apposita sulla manifesta infondatezza o inammissibilità della domanda di asilo”.
Il Giornale dedica spazio anche al marito della giudice che viene definito “vicino agli ambienti politici rossi e simpatizzante di Magistratura democratica” con “un forte interesse verso i temi migratori”. “Già nel 2019, quando ero al Viminale, ci scontrammo con giudici del Tar che cercavano di boicottare i Decreti sicurezza e che sposavano pubblicamente le tesi della sinistra. Il tutto senza dimenticare le rivelazioni di Luca Palamara e le intercettazioni contro il sottoscritto che ‘va fermato anche se ha ragione'”, afferma Salvini. “La Lega chiederà conto del comportamento del giudice siciliano in Parlamento, perché i tribunali sono sacri”, continua. Il vicepremier e leader leghista ricorda: “Io, venerdì, andrò all’udienza di Palermo dove rischio fino a 15 anni di carcere per aver difeso i confini e ridotto drasticamente sbarchi e tragedie in mare. Chi ha la coscienza pulita non si fa intimidire. Ed è con questo spirito che faremo la riforma della Giustizia, con separazione delle carriere e responsabilità civile dei magistrati che sbagliano”.
Pronta la replica del il presidente dell’Anm di Catania Alessandro Rizzo: “L’Anm di Catania esprime una posizione ferma e rigorosa a tutela della collega Iolanda Apostolico, persona perbene che ha lavorato nel rispetto delle leggi, e respinge con sdegno le accuse a lei rivolte. Il rapporto tra potere esecutivo e giudiziario andrebbe improntato a ben altre modalità”. “Quelle che abbiamo letto sono parole sbagliate per toni e contenuti e non sono consone ai rapporti tra magistratura ed esecutivo”, spiega Rizzo riferendosi alle critiche espresse alla collega dalla premier Meloni, dal ministro Salvini e dal senatore Gasparri. “La magistratura esamina i ricorsi anche contro provvedimenti dell’autorità amministrativa e decide sulla base delle leggi”, aggiunge Rizzo.
Inoltre la giunta dell’Associazione nazionale magistrati del distretto di Catania esprime “sgomento per le dichiarazioni di recente rilasciate da esponenti della maggioranza di governo e dal presidente del Consiglio. Tali dichiarazioni – che, tra le altre, accusano un giudice del suddetto tribunale e la magistratura italiana tutta di essere “nemici della sicurezza della […] nazione”, “un ostacolo alla difesa dell’ordine pubblico” e di scagliarsi “contro i provvedimenti di un governo democraticamente eletto” -, al di là della loro conclamata infondatezza, ricorrono a toni scomposti, lontanissimi da quelli che dovrebbero sempre informare una corretta dialettica tra poteri dello Stato. Gli attacchi e le polemiche infondatamente promosse da alcuni esponenti politici e organi di stampa nei confronti del suddetto giudice sono del tutto gratuite e irriguardose, oltre che non rispettose delle sfere di attribuzione funzionale e finanche della dignità stessa della persona del magistrato in questione, esposto a una gogna mediatica (con annessa pubblicazione di fotografie che ritraggono momenti di vita privata della collega) anche unitamente a membri del suo nucleo familiare”.
La Giunta dell’Associazione Nazionale Magistrati del Distretto di Catania esprime pertanto piena solidarietà e vicinanza alla collega autrice del provvedimento e ricorda che gli atti dell’autorità giudiziaria possono certamente essere criticati e non condivisi, oltre che impugnati nelle opportune sedi; tuttavia, anche la più aspra delle critiche non deve mai trascendere nella delegittimazione personale e professionale dei magistrati che li hanno redatti, né nello strumentale travisamento dei contenuti di quegli stessi provvedimenti o, ancora, in moniti intimidatori verso chiunque – come la collega in questione – eserciti l’attività giurisdizionale attenendosi quotidianamente ai più alti standard legali e deontologici.
“Anziché percorrere la strada delle impugnazioni, si preferisce la strada dell’aggressione nei confronti della giudice di Catania scavando nella sua vita privata per capire quali siano i suoi orientamenti personali, e questi sono comportamenti non degni di una democrazia”, dichiara Eugenio Albamonte, l’ex segretario di Area. “C’è una involuzione molto forte del governo attuale nel rispettare il ruolo della magistratura”.