MILANO – Anche “minacce” alla premier Meloni sarebbero state rintracciate nelle chat in cui scrivevano i due arrestati in un’operazione antiterrorismo della Procura di Milano, condotta dalla Digos. Un egiziano e un naturalizzato italiano di origine egiziana sono accusati di partecipazione ad associazione con finalità di terrorismo e istigazione a delinquere con finalità di terrorismo. Secondo gli inquirenti, erano attivi nella propaganda e proselitismo digitali per conto dell’Isis, mettendosi a disposizione dell’organizzazione terroristica e
finanziandone “cause di sostegno”.
“Sparare con un’arma da fuoco ti fa avere un cuore di ferro”. E’ uno dei tanti messaggi rintracciati nelle chat dei due arrestati, oltre a quelli con “toni violenti e aggressivi” di “minacce e insulti” nei confronti degli ebrei. “Il nostro immediato appuntamento è a Gerusalemme”, si legge in un altro messaggio. In particolare, sono stati arrestati un egiziano nato nel ’74, in Italia dal 2008 con permesso di soggiorno di lunga durata, e un egiziano del ’79 in Italia dal 2001 e con cittadinanza italiana. E’ emerso che i due avrebbero effettuato anche “numerosi versamenti” per “qualche migliaio di euro”, circa 4mila euro, verso Yemen, Palestina, Siria, Libano ed Egitto, in particolare verso donne, vedove di combattenti della “jihad islamica”.
L’obiettivo “unico” dei due arrestati era avvicinare chiunque frequentasse quei gruppi social al mondo dello Stato islamico, il loro era un “palcoscenico virtuale”, nel quale sfruttavano i mezzi on line per il “proselitismo, lo scambio di immagini, video, pensieri, propositi anche su cosa andare a fare”, hanno spiegato gli inquirenti. Chat in cui mostravano, hanno chiarito i pm, anche il loro “odio verso Israele e l’incitamento alla jihad in Palestina”. Il più anziano, stando alle indagini, ha indottrinato il più giovane. Il “pericolo”, poi, è che agendo in questi contesti virtuali con condotte di istigazione “si possa portare il lupo solitario a passare all’azione e chi lo fa può essere spinto proprio da questi gruppi”. Vanno avanti le indagini, sia sul fronte delle minacce “ad organi istituzionali”, che sull’eventuale partecipazione di altre persone alla presunta “cellula” di proselitismo creata dagli arrestati. Le indagini erano già in corso da tempo.