PALERMO – Tre milioni di italiani affetti nel 2023 da disturbi del comportamento alimentare, mentre tre anni fa erano 300 mila. E la Sicilia maglia nera per numero di insorgenze di patologie, carenza di strutture di cura e tasso di mortalità. Sono numeri drammatici quelli riportati da un’indagine del ministero della Salute che verrà presentata mercoledì prossimo a Palermo ai Cantieri Culturali alla Zisa dalle psicoterapeute Laura Della Ragione e Raffaela Vanzetta, autrici del libro “Social Fame. Adolescenza, social media e disturbi alimentari”.
Si tratta di un fenomeno in costante aumento, specie tra gli adolescenti, per i quali rappresenta ormai in Italia la seconda causa di morte dopo gli incidenti stradali. Secondo i dati del ministero in Sicilia le persone affette da Dca sono aumentate, nel 2022, del 30% rispetto al 2018. Sono 37 mila i siciliani che, dal 2019 al 2022, si sono rivolti al servizio sanitario per patologie di questo tipo. Un dato sottostimato, visto che moltissimi non arrivano alle cure perché non consapevoli di aver contratto una malattia o per via della carenza di strutture di cura in Sicilia.
Ad ammalarsi sono persone di entrambi i sessi in una fascia d’età compresa tra i 12 e i 45 anni. Cala progressivamente l’età e la proporzione di ricoveri di sesso femminile rispetto a quelli maschili, confermando un abbassamento dell’età d’insorgenza dei Dca (il 20% della popolazione ammalata nel 2023 è , sotto i 14 anni) nonché una loro maggiore diffusione nella popolazione maschile (il 20% nella fascia tra i 12 e i 17 anni). Nel 2022 il tasso di mortalità in Sicilia per diagnosi correlate ai disturbi alimentari (anoressia, bulimia, disturbo da alimentazione incontrollata) è tra i più alti d’Italia: le 247 persone decedute per patologie correlate ai Dca avevano un’età media di 35 anni. Dalla comparazione dei dati regionali si evince che la mortalità per questo tipo di patologie è più alta dove mancano le strutture di cura (Sicilia, Sardegna, Puglia e Campania): a conferma del fatto che di anoressia e bulimia non si muore, ma si muore per non aver avuto accesso alle cure.
Dunque Sicilia ultima per offerta assistenziale. Nonostante i molti sforzi compiuti negli ultimi anni, la regione non ha ancora completato la rete di assistenza suggerita dal ministero della Salute che comprende 4 livelli (ambulatorio, ospedale, centro diurno, residenza). Secondo l’ultima rilevazione dell’Istituto superiore di sanità, in Sicilia sono presenti 7 centri dedicati ai Dca (Enna, Messina, Catania, Palermo, Agrigento), 3 day hospital, ma non c’è alcuna residenza. I centri esistenti sono comunque insufficienti per la popolazione regionale e l’assenza di soluzioni riabilitative di tipo residenziale costringe moltissimi pazienti a emigrare fuori regione per lunghi ricoveri, cosa che aggiunge stress. Lo denunciano da tempo le associazioni dei familiari di persone affette da disturbi del comportamento alimentare come “Stella Danzante” e “Per Adriana”.
Per Laura Della Ragione, direttore rete Dca in Umbria, “i social network sono un fattore di diffusione dei disturbi dell’alimentazione tra gli adolescenti, specie dopo la pandemia, perché sono un luogo dove dominano due argomenti: l’alimentazione e l’esposizione dei corpi, entrambi temi sensibili per chi soffre di queste patologie. Si crea così una sorta di pressione verso ideali di bellezza irraggiungibili, con pagine social seguitissime da migliaia di ragazzini spinti a imitare comportamenti poco salutari. Per questo rappresentano un rischio per i più fragili. Ma non dobbiamo demonizzarli, sarebbe un errore. Piuttosto dovremmo imparare a usarli promuovendo una sorta di controinformazione digitale positiva. I giovani sanno usare la tecnologia, ma non riescono a difendersi dall’impatto che può avere su di loro”.