Anche Saturno sembra soffermarsi ad ammirare l’attività al cratere di Sud-Est dell’Etna. E’ il commento dell’Ingv che accompagna la posizione del sesto pianeta del sistema solare immortalato sopra il vulcano dalla telecamera di sorveglianza di Piedimonte Etneo dell’Istituto internazionale di vulcanologia, osservatorio etneo, di Catania. Sull’Etna continua l’attività stromboliana al cratere di Sud-Est che ha carattere variabile sia in intensità sia in frequenza delle singole esplosioni e produce delle modeste emissioni di cenere che si disperdono rapidamente in direzione Est, e comunque in prossimità dell’area sommitale.
“Dalla sera del 19 novembre è in corso un’attività eruttiva molto particolare al Cratere di Sud-Est dell’Etna” che si “manifesta in forma di brevi episodi di attività stromboliana, separati da intervalli di calma totale, con una cadenza di un episodio ogni 60-80 minuti circa” e il “ritmo è talmente regolare che si può praticamente prendere appuntamento con uno o due episodi, recarsi in un bel punto d’osservazione e aspettare lo spettacolo”, spiega il vulcanologo dell’Ingv, osservatorio etneo, di Catania, Boris Behncke, sul proprio profilo Facebook, rilevando che “in questi ultimi 10 giorni ci sono stati circa 200 episodi”.
“Inizialmente – spiega il vulcanologo – era attiva solo quella che chiamiamo la “bocca della sella”, ma nella serata del 21 novembre per la prima volta si è vista anche qualche debole spruzzo di brandelli di lava da una bocca posta immediatamente a Est, ma non si tratta della “bocca orientale”. Dal 23 novembre, l’attività segue fedelmente quel ritmo straordinariamente regolare, coinvolgendo sempre le stesse due bocche, e negli ultimi giorni forse anche qualche piccola bocca in più nella zona della “bocca della sella”.
Tuttavia, ci sono sempre piccole variazioni da un episodio stromboliano all’altro: alcuni cominciano con emissioni di cenere, altri con bolle di lava, altri ancora con piccolissimi getti di lava incandescente. Alcuni raggiungono la massima intensità in breve tempo, altri invece ci mettono del tempo; anche la fase finale può essere più repentina o più lenta. Durante alcuni episodi – aggiunge Behncke – si formano grosse bolle di lava, la cui esplosione genera fortissime detonazioni udibili soprattutto in zone sottovento, dove tremano vetri, porte e serrande. Altri episodi producono getti piuttosto alti, ma senza bolle. Spesso il materiale piroclastico ricade sul cono, ricoprendolo di migliaia di scintille”.
“L’attività attuale – osserva il vulcanologo dell’Ingv, osservatorio etneo di Catania – sembra per ora molto stabile, non c’è segno di una maggiore eruzione imminente. Ovviamente non durerà per sempre, può andare come nel maggio-giugno 2017, quando dopo una sessantina di brevi episodi stromboliani, allora avvenivano due volte al giorno, il vulcano si è calmato per molti mesi. In alternativa, questa attività potrebbe intensificarsi e dar vita a un nuovo episodio parossistico simile a quelli del 21 maggio, del 13-14 agosto e del 12 novembre. Impossibile dirlo: al momento l’Etna sembra piacersi facendo esattamente quello che stiamo vedendo in questi giorni”.