Presentato, questo pomeriggio nella sala stampa del Massimino, il nuovo allenatore del Catania, Cristiano Lucarelli. Ecco le dichiarazioni salienti.
GRELLA. “Comincio ringraziando Michele Zeoli. Quando in famiglia chiedi un aiuto e trovi una persona così disponibile, capisci perché quella persona sta con te. Guidare il Catania non è compito semplice. Quando abbiamo capito che c’era la possibilità di parlare con Cristiano, ho preso la palla al balzo. Ho compreso subito che se come avversario era tosto, come allenatore lo è ancora di più. Con il presidente Pelligra e Mark Bresciano ci siamo detti che era l’uomo giusto. Nelle sue parole ho colto la voglia di conquistare qualcosa e questa fame mi ha colpito. Il nostro progetto va avanti. Siamo convinti che Lucarelli possa portarci dove noi vogliamo. Io ci credo ancora. Vediamo Lucarelli non solo come un allenatore, ma come un manager. Ha la personalità per allenare in una piazza come qui. Avevamo scelto Tabbiani per creare un certo tipo di proposta, ma i risultati non sono arrivati e abbiamo cambiato per una serie di ragioni: abbiamo scelto Cristiano perché incarna molti dei nostri valori. E’ un tecnico pragmatico, ma non difensivista.
Laneri? Ho cominciato questa avventura con lui da zero. Non avevamo neppure un foglio o una penna. Il nostro rapporto personale non potrà mai cambiare. Sul piano lavorativo ciascuno è responsabile di quel che fa. Non eravamo d’accordo sulla gestione del gruppo e su altre situazioni. Cambiando allenatore, di concerto con Pelligra, abbiamo deciso di fare altrettanto col ds. Sul mercato ci sono tante opzioni, ma noi vediamo nella figura di Lucarelli le potenzialità per crescere in quel ruolo: può dare tanto anche sotto questo aspetto e trasmettere un’impronta forte al progetto. Sarò sempre più vicino al mister e alla squadra. Gli ultimi 4 mesi mi hanno insegnato tanto e mi hanno fatto riflettere tanto. Conosco le mie responsabilità verso la famiglia Pelligra”.
LUCARELLI. “E’ stato tutto abbastanza improvviso e veloce, grazie anche alle nuove regole che permettono a un allenatore di andare altrove dopo un esonero. Abbiamo concluso la nostra chiacchierata a Roma, durata un paio d’ore, dicendoci che sembrava ci conoscessimo da anni. C’è comunanza di idee, anche su quello che sarà il mio ruolo. Ho compreso la forza economica di questa società e apprezzato il fatto di aver trovato persone che non hanno l’anello al naso e posseggono la capacità di tenere lontano certi squali. Le società neofite spesso sbagliano per generosità, ma questa dirigenza ha ben chiaro il progetto. Ciò mi ha fatto preferire Catania rispetto ad altre opzioni, anche di categoria superiore. Sapevo che sarei tornato qui, prima o poi. Non pensavo di farlo così velocemente. Questa piazza non è per tutti, allenatori o giocatori che siano. Bisogna saper sostenere il peso di chiamarsi Catania. Ho pensato fosse giusto provare a dare quella sgasata finale verso l’obiettivo che in passato ci è mancata o per una traversa come quella di Lodi contro il Siena o per un palo come quello di Barisic contro la Ternana. Sono convinto di farcela.
Le difficoltà non mi spaventano. Quando mai sono arrivato qui senza trovarle? Diciamo che il vulcano non è qui per caso. Questa è una piazza movimentata. La squadra ha dei valori, alcuni dei giocatori che non stanno giocando in rossazzurro li avevo trattati per la B. Non penso al mercato di gennaio. Il primo obiettivo è fare quanti più possibile sino alla sosta chiedendo supporto all’ambiente e lavorare sulla testa. Oggi abbiamo sostenuto il primo allenamento: è evidente che dobbiamo sbloccarci mentalmente. Serve un filotto di risultati per riacquistare autostima. A questo punto del campionato, non credo che la totalità dei problemi derivino dalla preparazione atletica. La mancanza di risultati fa sembrare il gruppo più in affanno fisico di quanto non sia. Ho visto la partita di Cerignola e ho chiesto ai ragazzi di togliersi quello zainetto da cento chili che sembrano portare sulle spalle e di sorridere un po’ di più.
Ho bisogno di gente che ci crede. Siamo appena all’inizio. La classifica non è buona, ma non gettiamo di certo la spugna. Mi piacerebbe recuperare tutti gli infortunati. Ho idee di gioco ben chiare. Chiricò? Il ruolo è quello, devo lavorare con lui per migliorare alcune situazioni di gioco che possono dare un vantaggio alla squadra. Tabbiani ha belle idee, cura molto la parte tattica, poi è chiaro che servono i risultati. Ai nostri tifosi chiedo un aiuto almeno sino a Natale. So che non sono prevenuti, ma solo delusi. Rispetto a sei anni ho più esperienza, ho fatto tanta B e affrontato colleghi molto bravi. Questa squadra non ha espresso il suo reale potenziale. Da oggi sono tutti in discussione, si riparte tutti alla pari. Bisogna creare una zoccolo duro, non si possono cambiare 25 elementi ogni stagione. Sotto questo piano bisogna crescere: se individuiamo 6-7 giocatori su cui puntare per creare un’anima poi dobbiamo difenderli
Catania non l’ho mai abbandonata, i miei 2-3 viaggi ogni anno qui li ho sempre fatti. Ho degli amici, mi faceva piacere venire a trovarli. Le avversarie? La Juve Stabia ha saputo fare squadra. In questo campionato conta più questo dei nomi. L’Avellino ha saputo cambiare marcia, il Benevento ha un organico di valore, anche la Casertana ha saputo allestire un buon gruppo dopo il ripescaggio. Difficile dire dove possiamo arrivare. Sono certo che la situazione è migliorabile, vedremo quanto. Con un gap dalla vetta così importante non dipenderà solo da noi, ma voglio arrivare all’ultima di campionato senza il rammarico di non aver dato il massimo. Mi servono guerrieri, gente che se sbaglia un passaggio lo riprova. Porto con me la voglia di chiudere un cerchio. Per me questa piazza non è come le altre. Porto con me un sogno. Pensare alla possibilità di sentire un giorno i tre fischi dell’arbitro che sanciscono il nostro ritorno in B non mi fa sentire stress o fatica. Lo staff lo conoscete: Richard Vanigli vice allenatore, Giuseppe Colombino preparatore atletico, Pietro Spinosa preparatore dei portieri, Ivan Alfonso match analyst”.