RAGUSA – Lo scompenso cardiaco è oggi la prima causa di ricovero in ospedale negli over 65. A soffrirne sono circa 600mila persone. Si stima che la sua prevalenza raddoppi a ogni decade di età (dopo i 65 anni arriva al 10% circa) e la mortalità sia in costante aumento. Lo scompensato cardiaco è un paziente che ha costante necessità di controllo ma come fare? Oggi a questa importante problematica viene incontro anche l’intelligenza artificiale con il telemonitoraggio del paziente che permette di intervenire non solo contro lo scompenso cardiaco ma anche su infarto e aritmie, comunicando prontamente allo specialista eventuali problemi. L’Intelligenza Artificiale analizza, infatti, un’amplissima mole di dati e permette di affinare le diagnosi e le terapie andando oltre la mente umana.
“Telemonitorare il paziente a domicilio significa inviare ai medici di riferimento continue informazioni su frequenza cardiaca, pressione arteriosa, saturometria in vari momenti della giornata – spiega Antonino Nicosia (nella foto), direttore del reparto di Cardiologia dell’Ospedale Giovanni Paolo II di Ragusa – lo specialista può valutare l’andamento della terapia e intervenire se necessario; il paziente sarà convocato in ospedale in caso di reali necessità o per controlli regolari, evitando accessi inutili in ospedale e pronto soccorso, ricoveri non necessari, assiepamenti di folle e barelle, riducendo anche la diffusione di infezioni nosocomiali. Per le aritmie, oltre al classico holter, è possibile vedere la situazione del paziente con dispositivi come defibrillatori, pacemaker, loop recorder che sono collegati con wifi o bluetooth e comunicano prontamente eventuali problemi. La patologia più importante che si giova di queste innovazioni è lo scompenso cardiaco: grazie al monitoraggio garantito da queste device e alle immediate comunicazioni si possono cogliere precocemente i segnali di un riacutizzarsi della patologia evitando una riospedalizzazione. Tuttavia, resta un problema di sottoutilizzo di queste risorse: in Sicilia la telemedicina si usa al 15-18%; in regioni più all’avanguardia si arriva al 30% circa. Cifre ancora molto basse rispetto alle potenzialità di queste risorse”.
Nicosia su questo tema ha avuto conferme scientifiche anche dagli intervenuti al convegno “La Cardiologia digitale: una nuova idea di Sanità” con il quale si è voluto promuovere una cultura del digitale e un intervento legislativo per favorirne l’uso. “La cardiologia spazia da strumenti semplici come il fonendoscopio a interventi complessi come le valvole transcatetere, e sono tutti impattati dalla digitalizzazione – ha aggiunto Italo Porto, professore Ordinario di Malattie dell’Apparato Cardiovascolare dell’Università di Genova – l’Intelligenza Artificiale non avendo un’idea preconcetta (il cosiddetto “black box”), permette una visione più ampia. La cartella clinica digitale, integrata con tutti i servizi, permette con un clic di mettere a disposizione tutti i dati utili per i progressivi controlli. Vi sono poi i dispositivi indossabili, che sono già a disposizione di tutti noi.
Con un tipo particolare di smartwatch, ad esempio, si può ottenere dovunque ci si trovi un elettrocardiogramma anche a 12 derivazioni, la cui attendibilità è stata confermata da studi scientifici. Servono ancora dei passi avanti: manca una cultura del digitale, sia tra gli utenti che tra gli operatori, che è fondamentale per governare la tecnologia, visto che chi la utilizza deve essere più smart della tecnologia stessa. Inoltre è necessario anche un apporto legislativo e un contributo delle società scientifiche per definire la gestione dei dati, il regolamento della privacy, le misure di sicurezza e, non ultima, la cornice etica”.