VERONA – Filippo Turetta ha confermato le ammissioni rese alla polizia tedesca sull’omicidio di Giulia Cecchettin con dichiarazioni spontanee al gip. “Sono affranto – ha detto nel penitenziario di Verona -, dispiaciuto per la tragedia che ho causato. Non voglio sottrarmi alle mie responsabilità, voglio pagare quello che sarà giusto per aver ucciso la mia ex fidanzata. Sto cercando di ricostruire nella mia memoria le emozioni e quello che è scattato in me quella sera. Fin da subito era mia intenzione consegnarmi e farmi arrestare. Questa era la mia intenzione. Ora sono molto stanco e non mi sento di aggiungere altro”.
Il legale Giovanni Caruso, dopo circa due ore di colloquio con Turetta, seguito all’interrogatorio, ha spiegato, lasciando il carcere, che il 21enne si è avvalso della facoltà di non rispondere, ma ha “ritenuto doveroso rendere dichiarazioni spontanee con le quali ha sostanzialmente confermato le ammissioni fatte alla polizia tedesca”. In quelle dichiarazioni (non valide nel procedimento italiano) il 21enne aveva detto, in sostanza, di aver ammazzato Giulia e di non avere poi avuto il coraggio di uccidersi.
Nessun dettaglio, nessun aiuto alle indagini per il momento. La difesa probabilmente dovrà lavorare a una propria consulenza psichiatrica, per poi chiedere nelle indagini o nel processo la perizia. In più, nelle parole di Turetta c’è pure quell’accenno alla “ricostruzione” nella “memoria” che fa pensare che il ragazzo, anche sulla base di un’interlocuzione tra il pm e il legale, possa decidere nei prossimi giorni, quando sarà pronto, di raccontare alla Procura ciò che è successo esattamente l’11 novembre tra Vigonovo e Fossò e poi ancora lungo la strada verso il lago di Barcis, zona in cui ha abbandonato il cadavere ritrovato una settimana dopo.