Crivellati di colpi: gli arresti 15 anni dopo

Faide mafiose ad Adrano, la polizia risale ai presunti assassini I NOMI

CATANIA – La polizia ha arrestato quattro presunti esponenti del clan mafioso Santangelo “taccuni” per l’omicidio di Alfio Neri, 39enne ucciso ad Adrano il 15 agosto del 2008 mentre a bordo del suo scooter si trovava nel centro storico. Era stato colpito da 6 proiettili sparati da due pistole, una calibro 7,65 e una 38. Un delitto per ribadire la supremazia sul territorio rispetto alle altre cosche. Due anni prima, il 25 maggio del 2006, Neri (detto “pasta rattata”) era stato vittima di un altro agguato e ferito a una spalla mentre l’uomo che era con lui, Francesco Coco, era stato colpito a una gamba. In quell’occasione si ipotizzò che l’obiettivo dei sicari non fosse lui.

I Santangelo sono un’articolazione territoriale del clan Santapaola-Ercolano, famiglia catanese di Cosa nostra. I quattro erano tutti in carcere per altre cause: si tratta del 40enne Gianni Santangelo, del 37enne Salvatore Crimi, del 40enne Antonino Bulla e del 38enne Alessio Samperi. Sin dal principio si è pensato che il movente dell’omicidio fosse da ricondurre a una ritorsione attuata dal clan Santangelo contro il gruppo di Francesco Coco, esponente di spicco del clan Scalisi, articolazione adranita della famiglia catanese Laudani, al quale Neri era strettamente legato pur non essendo affiliato.

Due dei quattro, Santangelo e Bulla, sono anche accusati di un altro omicidio: quello del 37enne Francesco Rosano, assassinato il 18 gennaio del 2008 sempre ad Adrano. Lavorava in una concessionaria di automobili ed è stato ucciso con 13 colpi di pistola dopo essere uscito di casa, mentre si stava mettendo alla guida della sua auto. A fare fuoco due sicari a bordo di una macchina, che hanno affiancato Rosano e gli hanno sparato.

Sin da subito si è ipotizzato che l’omicidio fosse da ricondurre a una ritorsione attuata dal clan Santangelo in risposta triplice omicidio di Daniele Crimi, Alfio Finocchiaro e Alfio Rosano avvenuto ad Adrano nel 2006 e per il quale gli esecutori materiali erano stati individuati nei fratelli Antonino e Alfredo Liotta, detti “trentalire”, e Vincenzo Mazzone, i quali avevano come obiettivo privilegiato Alfio Rosano, in quanto esponente di spicco della famiglia Rosano, i “pipituni”, appartenente al clan Santangelo “taccuni”.

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