La chirurgia protesica è in costante aumento nel mondo e anche nel nostro Paese. Da circa 20 anni si è osservata una crescita costante degli interventi di artroprotesi, in media il 4.2% l’anno. Questo trend è sicuramente legato all’aumento della longevità e quindi del numero di individui candidati all’intervento, ma anche alle maggiori aspettative dei pazienti in termini di qualità di vita e della possibilità di svolgere le proprie attività incluse quelle sportive e ricreazionali.
Dopo il calo del 2020, anomalo a causa della pandemia e del lockdown che ha comportato il blocco della chirurgia elettiva e quindi il posticipo delle procedure programmate in quel periodo, la chirurgia protesica in ortopedia è tornata a crescere. Quindi è importante che in questi anni in cui è stato, ed è ancora necessario, recuperare il tempo perduto, un importante polo ortopedico siciliano come l’Unità operativa di ortopedia e traumatologia, diretta da Ferdinando Granata (nella foto con la sua èquipe) dell’ospedale Ingrassia si sia dotato di una piattaforma robotica ad alta tecnologia, denominata Mako, per la chirurgia protesica.
Come funziona? E’ costituito da tre elementi: un braccio robotizzato con sei articolazioni servo-assistite, un modulo di visione munito di monitor, che consente al chirurgo di vedere tutte le informazioni necessarie per stabilire il corretto posizionamento delle protesi ed un terzo modulo guida controllato da un ingegnere biomedico certificato, presente durante l’intervento al fine di garantire la corretta esecuzione della procedura e massimizzare la prestazione del sistema stesso. La piattaforma robotica Mako è stata progettata per la protesizzazione di primo impianto di tutte le grosse articolazioni ed è al momento utilizzata per artroprotesi di ginocchio e anca. Il nuovo sistema robotico verrà utilizzato dall’Unità operativa di ortopedia e traumatologia, in particolare, per gli interventi di protesi totale di ginocchio, protesi monocompartimentale di ginocchio e protesi totale d’anca.
“Il chirurgo – spiega Granata – è guidato nei tagli ossei necessari all’alloggiamento della protesi che risulta così, praticamente, perfetta per quanto concerne la taglia, la sede e il bilanciamento legamentoso, minimizzando in modo considerevole le perdite ematiche, il dolore postoperatorio, il tempo chirurgico, il tempo di degenza ospedaliera e preservando il più possibile la riserva ossea del paziente”. Nei primi giorni di utilizzo del sistema, sono, già 8 i casi trattati di artrosi di ginocchio moderata-severa con impianto di protesi totale di ginocchio Mako-assistita. “I pazienti – conclude Granata – hanno iniziato la riabilitazione immediatamente e camminato, già, il secondo giorno dopo l’intervento. Sono stati tutti dimessi in terza-quarta giornata”.