TRAPANI – “Addomesticavano” e “manipolavano” procedure di gara, concorsi pubblici e affidamenti di incarichi dirigenziali nelle strutture sanitarie trapanesi, in un contesto collusivo e secondo una logica clientelare, con la compiacenza di alcuni pubblici ufficiali. Con l’operazione Aspide oltre 60 finanzieri del comando provinciale di Trapani hanno eseguito 13 misure cautelari (2 persone sono state portate in carcere, 8 agli arresti domiciliari, per 3 è scattato l’obbligo o il divieto di dimora nel comune di residenza). In corso anche numerose perquisizioni domiciliari e nelle province di Trapani e Palermo. In totale sono 17 gli indagati, a vario titolo, per corruzione, induzione indebita a dare utilità, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, truffa ai danni di ente pubblico, frode nelle pubbliche forniture, falsità ideologica e materiale commessa dal pubblico ufficiale, rivelazione di segreti d’ufficio, favoreggiamento personale e false attestazioni di presenza in servizio.
In carcere sono finiti Giuseppa Messina, 64 anni, per il suo ruolo di Rup in una procedura negozionale, e Gioacchino Oddo, di 67 anni, direttore sanitario dell’Asp. Otto le persone ai domiciliari: Fabio Damiani, 56 anni, direttore generale dell’Asp, Antonella Federico, 39 anni, per il suo doppio ruolo di dipendente Althea Italia e di responsabile di commessa dell’Associazione temporanea di impresa su apparecchiature mediche che sarebbero risultate non conformi al capitolato d’appalto; l’imprenditore Giovani Iacono Fullone, di 57 anni, che avrebbe ricevuto informazioni su una procedura di gara; il direttore dell’Unità operativa complessa Centro salute globale Antonino Sparaco, di 62 anni, che avrebbe ricevuto l’incarico grazie all’interessamento di Oddo. Indagati e posti ai domiciliari per l’omessa comunicazione di una positività al Covid il direttore sanitario di un laboratorio di analisi, Bartolomeo Gisone, e Alberto Adragna, di 65 anni. Il gip ha disposto i domiciliari per avere avuto informazioni su un concorso a un bando dell’Asp due dei partecipanti: Attilio Giuseppe Bonavires, di 42 anni, e Anna Lisa Bianco, di 44 anni, che, eletta in una lista civica della maggioranza, è presidente del Consiglio comunale di Trapani.
Le indagini, nate dalla verifica della regolarità di un bando di gara indetto dall’Asp di Trapani per la fornitura di attrezzature sanitarie necessarie per fronteggiare l’emergenza sanitaria da Covid da destinare ai reparti di terapia intensiva, hanno evidenziato la presenza di carenze e condotte distorsive nella gestione e nello sviluppo della procedura d’urgenza bandita, andando quindi a turbarne la procedura di aggiudicazione a esclusivo vantaggio di una S.p.a. già contrattualmente legata all’Azienda sanitaria trapanese. Il demansionamento e la soppressione di strutture tipiche dell’Asp, voluti dal management sanitario del tempo, avrebbero finito con l’attribuire i compiti di valutazione, progettazione, collaudo e predisposizione dei capitolati delle gare d’appalto in capo a una sola persona esterna all’amministrazione e contrattualmente legata alla citata S.p.a. -, andando così sostanzialmente ad attribuire al controllato anche il ruolo di controllore.
Sono state rilevate irregolarità anche per altre procedure di affidamento di forniture per i servizi sanitari o relative all’assunzione di personale dirigente e amministrativo nell’Asp di Trapani. Pare che sia stato fornito prima a candidati, poi risultati vincitori della selezione, il testo da cui sarebbero state tratte le domande da porre in sede d’esame. In alcuni casi sarebbero state anche fornite specifiche indicazioni sul contenuto delle domande stesse e in una circostanza sarebbe stato rilevato il ruolo di un componente della commissione prestatosi ad agevolare un candidato affinché selezionasse la busta contenente i quesiti concordati.
Nel corso delle indagini sono emerse altre condotte illecite: dal medico che nell’esercizio dell’attività libero-professionale in intramoenia, avrebbe gestito personalmente la propria agenda delle visite intervenendo nelle procedure di pagamento da parte dei pazienti (incassando in contanti l’importo della visita eseguita), alla omissione della comunicazione del ‘contatto stretto’ e della positività al virus da Covid-19 (con compiacenza del responsabile di laboratorio), alla richiesta di prestazioni sessuali nei confronti di una donna bisognevole di supporto nella procedura di rinnovo della patente di guida, per finire alle false attestazioni di presenza in servizio tramite timbratura abusiva del badge elettronico.