Uccisi sul luogo di lavoro, tra quattro mura all’interno delle quali si sentivano sicuri. Uccisi per mano di chi, per mestiere, dovrebbe essere un esempio e una guida per migliaia di ragazzi. Il terrore torna in un campus americano, quello dell’University of Nevada a Las Vegas, città dei casinò, degli eccessi e della violenza delle armi. Il bilancio è di tre morti e un ferito grave – tutti impiegati e non studenti – più il killer, ucciso in un scontro a fuoco con la polizia, ma l’ennesima strage negli Stati Uniti poteva provocare molte più vittime in un mega ateneo che accoglie oltre 30.000 ragazzi, a parte lo staff. L’orrore è iniziato nella tarda mattinata di mercoledì nella Beam Hall, edificio che ospita la facoltà di Economia. L’università ha pubblicato un messaggio invitando gli studenti a evacuare dalla zona e, quasi contemporaneamente, la polizia ha annunciato in un post su X di essere impegnata a rispondere a una “sparatoria nel campus”.
Come sempre in questi casi sui media hanno iniziato a rincorrersi le notizie sul numero delle vittime, c’è chi ha parlato di una “moltitudine di morti”, chi di feriti e chi più in generale di “diverse persone colpite”. Dopo circa quaranta minuti la polizia ha annunciato che il killer era stato “individuato” ed era “morto”. Si trattava del 67enne Anthony Polito, un professore che aveva insegnato in Georgia e North Carolina, e aveva fatto domanda all’University of Nevada ma era stato scartato. La sparatoria è iniziata mentre centinaia di ragazzi si trovavano nei giardini del college per un evento. “Mangiavano e giocavano, c’erano tavoli allestiti per costruire i Lego”, ha spiegato lo sceriffo di Las Vegas, Kevin McMahill. Solo l’intervento tempestivo della polizia ha evitato una carneficina, come quella che avvenne lungo la Strip nel 2017, quando il 64enne Stephen Paddock sparò a caso sulla folla con ben 23 armi, tra cui diversi fucili d’assalto, dalla finestra della sua stanza del Mandalay Hotel, uccidendo 60 persone e ferendone altre 850.
“Se non fosse stato per le azioni eroiche di uno degli agenti che hanno risposto, ci sarebbe stato un numero impensabile di vittime”, ha detto ancora lo sceriffo. Joe Biden ha condannato in una nota “l’ultimo orribile episodio di violenza delle armi” e ha ribadito l’appello al Congresso a rafforzare i controlli e bandire la vendita delle armi da guerra, i fucili d’assalto. Una battaglia vana, finora, quella intrapresa dal presidente americano sin dall’inizio del suo mandato, se si guarda ai drammatici numeri. Solo quest’anno, infatti, negli Stati Uniti c’è stato il maggior numero di sparatorie di massa dal 2006. Con questa di Las Vegas il numero totale è arrivato a 39, superando il record precedente, 36 nel 2022, e le vittime 200, senza contare i killer che si suicidano dopo aver compiuto il loro massacro.