La nevralgia post-erpetica è la complicazione cronica più comune dell’Herpes Zoster, noto come fuoco di Sant’Antonio. Tutto parte dalla riattivazione del virus della varicella che è un virus della famiglia degli Zoster, in uno dei nervi sensitivi spinali o cranici del sistema nervoso periferico. All’inizio la cute si presenta eritematosa e ricoperta da vescicole simili a quelle della varicella, associata a dolore bruciante e intenso. Queste alterazioni interessano la zona della cute innervata da un singolo nervo sensitivo (chiamata dermatomero) e generalmente scompaiono dopo poche settimane. Se però il dolore persiste per più di 90 giorni dopo la comparsa dell’eruzione cutanea acuta dell’Herpes Zoster viene definito, appunto, nevralgia post-erpetica.
La durata media della nevralgia post-erpetica è 5-6 mesi, ma in qualche caso può estendersi per anni o addirittura tutta la vita. Si tratta di una condizione che colpisce soprattutto le persone oltre i 60 anni e può essere molto debilitante. Sebbene non esista una cura specifica, alcuni tipi di trattamenti possono ridurre i sintomi. Uno di questi è quello eseguito per la prima volta all’ospedale di Agrigento: la neurostimolazione dei gangli della radice spinale. L’intervento (nella foto la fase dell’impianto) ha riguardato una paziente affetta da nevralgia post-erpetica resistente a qualsiasi trattamento farmacologico. Il particolare stimolatore gangliare, impiantato presso l’Unità operativa complessa di Anestesia e rianimazione del San Giovanni di Dio diretta da Gerlando Fiorica, consiste in un catetere sottocutaneo invisibile collegato a un generatore di impulsi elettrici posizionato all’interno del midollo spinale proprio in corrispondenza del ganglio della radice spinale, area anatomica cui afferiscono le fibre nervose responsabili della trasmissione del dolore.
Gli impulsi elettrici, modulabili in intensità dalla paziente semplicemente utilizzando un’app del proprio telefonino, interferiscono adesso con la trasmissione del ‘segnale’ doloroso dando un effetto antalgico immediato e permettendo alla donna di riposare libera da sofferenze. Questa tecnica costituisce un’evoluzione dei classici stimolatori midollari in quanto risulta particolarmente efficace nel trattamento delle sindromi croniche del sistema nervoso periferico che interessano parti del corpo difficilmente raggiungibili. L’impianto è stato eseguito in sala operatoria, in anestesia locale e lieve sedazione, dall’equipe dell’ambulatorio di Terapia del dolore diretta da Salvatore Farruggia con la collaborazione di Massimiliano Di Miceli e Massimiliano Pinelli.