Il tumore a cellule giganti dell’osso, anche definito osteoclastoma, colpisce principalmente la popolazione dei giovani adulti (con un picco di incidenza tra i 20 e i 30 anni e una lieve predilezione per il sesso femminile). Si tratta di una neoplasia perlopiù benigna che può però divenire aggressiva se non viene diagnosticata per tempo perché è capace di assottigliare gradatamente l’osso. Non è molto frequente visto che rappresenta il 3-5% di tutti i tumori ossei primari. Ma dove si localizza? Di solito si manifesta come una singola lesione, che coinvolge più comunemente il femore distale e la tibia prossimale (nel 50-65% dei casi), seguiti dalla porzione distale del radio, dall’osso sacro e dai corpi vertebrali. Tende a insorgere nelle metafisi, i tratti tra le estremità e i segmenti centrali dell’osso, e si estende alle epifisi delle ossa lunghe.
A oggi non sono completamente note le cause della sua insorgenza. Quello diagnosticato e operato all’ospedale Gravina di Caltagirone era localizzato alla tibia e aveva proprio un carattere aggressivo. L’intervento è stato eseguito dal responsabile del reparto di Ortopedia, Vincenzo Comitini (nella foto con il suo staff), coadiuvato dall’equipe chirurgica composta da Letterio Alia e Gabriele Mattia (dirigenti medici di Ortopedia), l’anestesista Salvatore Floridia, e gli infermieri Annalisa Russo (coordinatrice infermieristica), Arturo Salemi e Salvina Blanco (infermieri di sala operatoria).
La diagnosi è stata posta anche grazie agli esami radiologici di primo livello, integrati successivamente da esame di risonanza magnetica, che ha confermato le presenza del tumore anche allo studio con Pet-Tc e esame istologico. “La tecnica chirurgica che abbiamo utilizzato è la resezione in blocco della lesione che ci permette di prevenire recidive locali – spiega Comitini -; abbiamo quindi ricostruito l’articolazione con una protesi modulare per garantire un immediato sostegno meccanico e una riabilitazione precoce”.