La sindrome di Guillain Barré è una malattia rara che colpisce una – due persone su centomila e che danneggia i nervi periferici, ossia i nervi che connettono il sistema nervoso centrale (cervello e midollo spinale) con il resto dell’organismo. È la forma più frequente di neuropatia periferica a evoluzione rapida (acuta). Nella sindrome di Guillain-Barré le guaine che rivestono le fibre nervose (guaine mieliniche) o le fibre nervose stesse vengono aggredite per errore dal sistema di difesa dell’organismo (reazione autoimmunitaria); ciò provoca il rallentamento, o l’interruzione, della trasmissione dei segnali nervosi con conseguente comparsa di una paralisi dei muscoli spesso accompagnata da alterazioni sensoriali e funzionali.
Nel reparto di Rianimazione dell’ospedale di Lentini diretto da Salvatore Tinè (nella foto con la sua equipé) è stato applicato per la prima volta un trattamento terapeutico altamente specializzato ed innovativo che ha consentito ad una giovane donna, giunta in Pronto Soccorso con gravi deficit neurologici ed in gravissime condizioni generali, dopo l’inquadramento diagnostico di una variante di questa sindrome di Guillain-Barrè, il recupero delle capacità motorie e respiratorie e il ritorno allo stato di coscienza.
“Aveva gravi deficit neurologici rapidamente esitati in una paralisi muscolare pressoché totale con compromissione anche della capacità respiratoria e dei nervi facciali – spiega Tinè -, la complessità terapeutica ed assistenziale ha rappresentato una vera sfida non solo per i rianimatori ma anche per una intera equipe multidisciplinare, sia per l’inquadramento terapeutico che per il trattamento e la gestione delle innumerevoli complicanze legate alla patologia. Una scelta vincente e innovativa è stata l’esecuzione di cicli di reoferesi a doppia filtrazione con filtri specializzati nella rimozione di complessi immuni che sono alla base della malattia. Tale metodica, altamente innovativa e utilizzata in pochi Centri in Sicilia, si pone come valida alternativa alla più utilizzata Plasmaferesi, con il vantaggio di non utilizzare Plasma ed emoderivati, e un teorico minor rischio di complicanze, a fronte di risultati terapeutici sovrapponibili a lungo termine. L’intervento, in circa sei mesi di ricovero della giovane donna e la successiva riabilitazione eseguita in un centro di neuro riabilitazione in Sicilia, dove la stessa è stata trasferita, ha determinato il totale recupero della capacità respiratoria autonoma, della fonazione e della mobilità degli arti senza deficit cognitivi”. Importante il supporto della dirigente neurologo Teresa Trubia, che con i colleghi specialisti radiologi e infettivologi hanno contribuito al successo terapeutico.