“Uno Stato che nega ai cittadini il risarcimento di un danno di pubblico dominio, subito per colpe o eventi altrui, e lo fa sulla base di cavilli procedurali non applicati prima, non è lo Stato in cui mi riconosco. Uno Stato che viene meno al principio della leale collaborazione dei suoi vari livelli, così come previsto dall’articolo 120 della Costituzione, non è lo Stato in cui mi riconosco”. Così il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, dopo il mancato riconoscimento, da parte del dipartimento nazionale di Protezione civile, dello stato di emergenza per gli incendi che hanno colpito l’Isola nello scorso luglio.
“Contrasteremo – prosegue Schifani – questo ingiusto provvedimento in ogni sede amministrativa, giudiziaria, istituzionale e politica. Ma assicuro i siciliani danneggiati dagli incendi estivi che se lo Stato centrale li vorrà abbandonare, non lo farà la Regione da me guidata, perché la tutela della collettività di un popolo e la sua tenuta sociale costituiscono un principio sacro e irrinunciabile. Mi accingo a convocare per la giornata di domani una seduta straordinaria della giunta di governo per le determinazioni del caso”.
Alla polemica innescata da Schifani, il ministro per la Protezione civile Nello Musumeci risponde convocando per mercoledì a Roma i direttori dei dipartimenti della Protezione civile nazionale e regionale per un riesame della pratica relativa agli incendi estivi in Sicilia, nel tentativo di trovare una possibile soluzione. “I due direttori, Fabrizio Curcio e Salvo Cocina, già da agosto si confrontano sul tema, ma senza trovare una intesa, mi riferiscono gli uffici romani, per carenza di documentazione da parte della Regione – ha detto Musumeci -. Diverso invece il discorso sulle altre calamità: solo nel 2023, infatti, all’Isola sono state destinate da Roma risorse per circa 94 milioni di euro. Il difetto sta nella relativa norma del Codice di Protezione civile, che va rivista, assieme ad altri adeguamenti. Ci stiamo lavorando e presto la cambieremo”.