Sequestrato dai carabinieri il quadro attribuito al pittore del Seicento senese Rutilio Manetti, al centro dell’inchiesta che vede il sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi indagato per riciclaggio di beni culturali. Dopo l’iscrizione, qualche giorno fa, del fascicolo a carico del critico d’arte, da parte della Procura di Macerata, l’accelerazione degli inquirenti con le perquisizione di vari domicili di Sgarbi e il sequestro del dipinto da parte del Nucleo tutela patrimonio. Il sottosegretario ha consegnato spontaneamente l’opera nell’ambito di un atto finalizzato ai necessari “riscontri scientifici”.
Al centro della vicenda la tela del 1600 di grosse dimensioni raffigurante ‘un giudice che condanna un uomo dal viso venerando dal profilo di San Pietro’ “di autore ignoto – scrivono i carabinieri – che ricorda i pittori Solimena e il Cavallino, provento di un furto nel castello di Buriasco (Torino) denunciato dalla proprietaria Margherita Buzio il 14 febbraio 2013 ai carabinieri di Vigone. L’accusa per Sgarbi è aver compiuto sullo stesso dipinto, in concorso con persone ignote, “operazioni finalizzate a ostacolarne la provenienza delittuosa, facendovi inserire in alto a sinistra della tela una torcia, attribuendo l’opera al pittore Rutilio Manetti dal titolo ‘La cattura di San Pietro’ e “affermando la titolarità del quadro”.
Sgarbi afferma di averlo rinvenuto in un immobile acquistato dalla fondazione Cavallini-Sgarbi. Un’opera che poi venne esposta nel 2021, presentata come un inedito di Rutilio Manetti, a Lucca nella mostra curata da Sgarbi dal titolo “I pittori della luce”. “Ho consegnato spontaneamente l’opera – commenta Vittorio Sgarbi – perché siano fatte tutte le verifiche del caso, a partire dalle misure del dipinto rispetto alla cornice di quello rubato. Sono assolutamente sereno. Il sequestro è un atto dovuto. Non ho nulla da temere. Mi difenderò con ogni mezzo con chi specula sulla vicenda e chi se ne rende complice”.
Il critico ha più volte ribadito che il quadro di Rutilio Manetti è suo e che “la fiaccola c’è sempre stata” mentre quello rubato a Buriasco “è una brutta copia”. La Procura maceratese, guidata da Giovanni Fabrizio Narbone, ha delegato al Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale di Roma “l’esecuzione di perquisizioni domiciliari con contestuale notifica della posizione di indagato a carico di Sgarbi per il sequestro del dipinto”. Si tratta di un provvedimento finalizzato a compiere riscontri scientifici sul quadro attribuito a Manetti individuato dai militari presso magazzini di Ro Ferrarese, in provincia di Ferrara, nella disponibilità della Fondazione Cavallini-Sgarbi, unitamente a una copia in 3D, fatta eseguire da un laboratorio di Correggio, in provincia di Reggio Emilia.
Le operazioni dei carabinieri del Nucleo tutela patrimonio artistico sono state estese anche alle case romane e marchigiane. Quest’ultima si trova a San Severino Marche nel Maceratese, cittadina di cui Sgarbi fu sindaco nel 1992 e dove dichiara il proprio domicilio: tale circostanza ha fatto scattare la competenza sul caso dei magistrati maceratesi a cui la Procura di Imperia aveva subito inviato gli atti ricevuti dai carabinieri dopo l’avvio dell’indagine a seguito anche di un’inchiesta congiunta del Fatto Quotidiano e di Report. Alle operazione di perquisizione, fanno sapere gli inquirenti, le parti in causa hanno collaborato, tanto che Sgarbi ha consegnato spontaneamente il quadro oggetto di sequestro. Oltre al dipinto i militari hanno sequestrato anche documenti che potrebbero rivelarsi utili all’inchiesta come computer, carte e telefonini.