MESSINA – Dalle prime luci dell’alba i carabinieri, i finanzieri e i poliziotti di Messina sono stati impegnati in una vasta operazione contro il clan di Tortorici, operativo nell’area dei Nebrodi: 37 le persone (21 sono state arrestate, due sono finite ai domiciliari e per 14 è scattata la sospensione dell’attività imprenditoriale) ritenute responsabili di associazione di tipo mafioso, estorsione, trasferimento fraudolento di valori, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche in concorso, riciclaggio e autoriciclaggio, impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita, malversazioni di erogazioni pubbliche, falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale e tentata violenza privata.
L’indagine s’è avvalsa anche delle dichiarazioni di tre collaboratori di giustizia, che facevano parte del gruppo mafioso dei Batanesi. La famiglia di Tortorici, composta dall’articolazione del gruppo dei Bontempo Scavo e dei Batanesi, ancora una volta avrebbe concentrato la propria attività illecita su estorsioni e truffe aggravate in agricoltura a danno dell’Unione europea e dell’Agea. In totale sono stati sequestrati beni per oltre 764.000 euro.
“Quei fondi europei dovevano andare agli agricoltori onesti, quelli che oggi giustamente protestano, e non certamente ai mafiosi”, dice Giuseppe Antoci, presidente onorario della Fondazione Caponnetto ed ex presidente del Parco dei Nebrodi, sfuggito nel 2016 ad un attentato mafioso. I reati contestati nell’operazione sui Nebrodi ruotano soprattutto attorno al lucroso affare dei fondi europei per l’agricoltura in mano alle mafie contrastato con il cosiddetto “Protocollo Antoci”, ideato e voluto dall’ex presidente del Parco dei Nebrodi e, dal 27 settembre 2017, Legge dello Stato. Un meccanismo interrotto, appunto, da quel Protocollo che Antoci ha fortemente voluto, che ha posto le basi per una normativa che, come si evince dalle tante operazioni antimafia, consente oggi a magistratura e forze dell’ordine di porre argine ad una vicenda che andava avanti da tanti anni.
Le persone finite in carcere sono 21: Carmelo Bontempo Scavo, 46 anni; Salvatore Bontempo Scavo, 56 anni; Sebastiano Bontempo Scavo, 31 anni; Sebastiano Bontempo Scavo, 52 anni; Antonino Calabrese, 71 anni; Alfio Cammareri, 50 anni; Paolo Cancelliere, 40 anni; Signorino Conti Taguali, 44 anni; Cesare Costanzo Zammataro, 32 anni; Giuseppe Costanzo Zammataro, 47 anni; Antonino Daniele Faranda, 48 anni; Leone Faranda, 34 anni; Carmelo Galati Massaro, 49 anni; Salvatore Giglia, 56 anni; Rosario Iuculano, 63 anni; Basilio Lionetto, 36 anni; Salvatore Roberto Parlagreco, 43 anni; Alessandro Taranto, 32 anni; Fortunato Taranto, 68 anni; Giuseppe Taranto, 43 anni; Marco Taranto, 36 anni. Ai domiciliari finite due persone: Giuseppe Furnari, 60 anni e Giuseppe Giletto, 55 anni.