MOSCA – Il leader dell’opposizione russa Alexei Navalny, 47 anni, è morto nella colonia carceraria artica dove stava scontando una pena di 19 anni.
“Navalny si è sentito male dopo la passeggiata, perdendo conoscenza quasi subito. Il personale medico è arrivato immediatamente ed è stata chiamata l’ambulanza. Sono state eseguite le misure di rianimazione che non hanno dato risultati positivi. I paramedici hanno confermato la morte del condannato. Si stanno accertando le cause della morte”, si legge nel comunicato diffuso dal servizio penitenziario federale russo.
Secondo la tv russa Russia Today, Navalny è morto per “un coagulo sanguigno”, una trombosi. “La reazione immediata dei leader della Nato alla morte di Navalny, sotto forma di accuse dirette contro la Russia”, mostra la natura di questi Paesi. A scriverlo su Telegram la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova. “Non esiste ancora un esame forense, ma le conclusioni dell’Occidente sono già pronte”, aggiunge la portavoce.
Duro il commento del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, in conferenza stampa a Berlino: “Navalny è stato ucciso” e Putin dovrà “rendere conto dei suoi crimini. È deplorevole che Alexei Navalny sia morto in una prigione russa. Per me è ovvio: è stato ucciso, come altre migliaia di persone che sono state portate alla morte a causa di questa singola persona”.
Nell’ultimo messaggio sulla piattaforma X di Alexei Navalny datato 14 febbraio alle 3 di pomeriggio si legge: “Il carcere di Iamal ha deciso di battere il record di Vladimir allo scopo di adulare e compiacere le autorità di Mosca. Mi hanno appena dato 15 giorni in una cella di punizione. Cioè, questa è la quarta cella di punizione in meno di 2 mesi che sono con loro”.