Nel 2023, poco più di un terzo (36%) di chi usa il web in Unione Europea, tra i 16 e i 74 anni, ha modificato le impostazioni del browser internet per impedire il tracciamento delle attività online. Lo afferma un’indagine di Eurostat, che ha analizzato il comportamento delle persone durante tre mesi di utilizzo della rete. Stando ai risultati, il 21% degli intervistati ha fatto affidamento su software aggiuntivi che limitano la possibilità di tracciare la navigazione.
Dal 4 gennaio di quest’anno, Google ha attivato, per impostazione predefinita, il blocco di raccolta dei cookie per l’1% di chi usa Chrome, il browser che sviluppa in casa utilizzato, secondo StatCounter, da oltre il 65% di utenti online. I cookie sono piccoli file conservati nel browser di ogni visitatore che rappresentano una traccia univoca del suo passaggio. Questi contengono informazioni sulle preferenze ma possono includere anche altre informazioni sensibili, che consentono di riconoscere le impostazioni quando si torna sui siti già visitati. Per Eurostat, la percentuale più alta di utenti che ha limitato la raccolta dei cookie si trova in Finlandia (66%), Paesi Bassi (56%), Lussemburgo (47 %), Danimarca (46%) e Germania (45%).
Per contro, le percentuali inferiori sono in Romania e Bulgaria (entrambe 12%), Cipro (20%), Slovenia (26%) e Italia (27%). Tra i paesi dell’Unione, quasi la metà degli utenti in Belgio (49%) utilizza software per limitare la capacità di tracciare le attività. Questi sono seguiti da Malta (38%), Paesi Bassi e Croazia (entrambi 32%). Sono invece i cittadini di Cipro (3%), Bulgaria (7%), Romania e Italia (entrambi 12%) quelli meno propensi a usare software per evitare il tracking dei dati. Secondo uno studio condotto dagli analisti di Idc per l’agenzia digitale Ogury, il 60% delle aziende ritiene che i cookie diventeranno obsoleti nel giro di poco tempo, tanto da rappresentare una fonte di rischio per la privacy dei clienti.