RAGUSA – Continua la protesta degli agricoltori a Ragusa. Questa mattina un corteo di trattori ha invaso il centro storico del capoluogo ibleo. A guidare la protesta un mezzo che trasporta una bara con sopra la riproduzione in plastica di una mucca. “Presidente batti un colpo se ci sei”, è il motto di agricoltori e allevatori che protestano per l’assenza di aiuti di fronte alla stagione di crisi che sta interessando il settore primario a causa dell’assenza d’acqua, del caro gasolio e dei rincari nel settore.
Chiedono la creazione immediata di un tavolo di crisi regionale guidato dal governatore Renato Schifani. A fare eco alla richiesta degli agricoltori ragusani è il deputato Pd Nello Dipasquale. “Il presidente della Regione instauri subito il tavolo di crisi regionale per l’agricoltura immediatamente. La destra italiana non sta affrontando con serietà il problema e anche se abbina all’agricoltura la sovranità alimentare il governo nazionale lascia alla Francia la difesa degli agricoltori. Il governo Meloni si mobiliti o l’agricoltura nazionale subirà il peso di questo silenzio”.
Quella siciliana è solo una parte della protesta che sta infiammando il continente. “Le immagini della sede del Consiglio europeo circondata da una trincea di filo spinato e da fitti cordoni di polizia – dice Gennaro Scognamiglio, presidente nazionale di Unci AgroAlimentare – sono l’emblema del fallimento dell’Ue e di un modo di intendere la politica economica continentale, prona nei confronti dei grandi interessi finanziari e distante dall’economia reale, fino a depotenziarla, mettendo sul lastrico lavoratori e piccole imprese. Le convergenti proteste di agricoltori e pescatori stanno facendo emergere con forza tutte le gravi contraddizioni di questi anni. Quando la politica e le istituzioni assumono decisioni, anche drastiche senza conoscere i problemi e senza alcuna considerazione per le conseguenze sociali che queste determinano, si dimostrano assolutamente irresponsabili e inadeguate. Da troppo tempo i palazzi del potere di Bruxelles hanno evitato il confronto democratico con le parti sociali”.