CATANIA – “Non desiderava altro che si verificasse la morte dell’anziana” per “potere raggiungere l’obiettivo finale”, ovvero “appropriarsi di tutti i suoi beni”, essendo stata nominata “sua unica erede universale”. Lo afferma la Procura di Catania, che col pool ‘fasce deboli’ ha coordinato le indagini dei carabinieri di Aci Castello e della compagnia di Acireale, nella richiesta di ordinanza di custodia cautelare avanzata nei confronti della 58enne accusata della circonvenzione d’incapaci e dell’omicidio aggravato della prozia Maria Basso, di 80 anni.
La richiesta è riportata nell’ordinanza con cui il gip Sebastiano Di Giacomo Barbagallo, condividendo la tesi dell’accusa, dispone per l’indagata gli arresti domiciliari con l’obbligo dell’uso del braccialetto elettronico ritenendo possibile l’ipotesi di reiterazione del reato nei confronti di “altre persone vulnerabili”. La Procura aveva chiesto la misura cautelare in carcere. Dall’ordinanza emerge che Maria Basso aveva firmato il 5 dicembre del 2022 la procura generale in favore dell’indagata e un primo testamento in favore di una familiare della 58enne, ma quattro giorni dopo avrebbe formalizzato un altro testamento dichiarando l’indagata erede universale.
Maria Basso, era figlia di un imprenditore edile che aveva a lungo lavorato all’estero. Era una dipendente in pensione della Farnesina e aveva girato diversi Paesi esteri per lavoro. Non aveva figli e aveva messo da parte denaro contante, per oltre 300mila euro, e gioielli che custodiva in un istituto di credito dove aveva anche una cassetta di sicurezza. Da pensionata era tornata ad Asiago ad assistere gli anziani genitori. Per i suoi 80 anni, il 4 settembre 2022, era stata organizzata una festa a cui erano stati invitati anche dei lontani parenti, compresa la madre dell’indagata, ma si era presenta la pronipote. Dal quel giorno è cominciata la vicenda che ha portato all’apertura di un’inchiesta, prima a Vicenza e poi, per competenza territoriale, a Catania.
Eppure il giorno prima di morire, ai carabinieri che erano andati a trovarla nella casa di riposo di Aci Castello dopo le sue dimissioni dall’ospedale Cannizzaro e che le chiedevano perché si fosse trasferita nel Catanese, l’80enne ha detto “Perché c’è la figlia di mia cugina che viene a trovarmi tutti i giorni. Sto bene qui, ad Asiago mi trovavo male, gli infermieri erano maleducati e i miei parenti venivano a farmi visita pochissimo”. Era stata la pronipote a proporle il trasferimento ad Aci Castello, ha spiegato, e “io ho accettato subito”. Alla domanda se suoi parenti di Asiago fossero stati informati del trasferimento ha risposto: “Sì, ma non hanno fatto niente”. “Ad Asiago – ha aggiunto l’80enne – non mi trovavo tanto bene, non mi facevano visite”.
Nello stesso tempo l’inchiesta fa “emergere inequivocabilmente” da parte dell’indagata “una strategia palesemente predatoria” per “abusare dello stato di infermità della persona offesa” che sarebbe stata indotta a revocare la procura originaria e il rilascio di quella in favore dell’indagata, e, allo stesso modo, del testamento, con “l’eredità che era prima devoluta per intero ai Salesiani di Torino”, ma di cui sarebbe stata la finale destinataria, scrive il gip di Catania, Sebastiano Di Giacomo Barbagallo.
Secondo l’accusa l’indagata, alcuni giorni prima del decesso, avrebbe invitato Maria Basso a pranzo fuori. L’80enne avrebbe mangiato spaghetti e un dolce, nonostante una malattia invalidante l’obbligasse a ingerire soltanto cibo omogenizzato. E questo ne avrebbe “cagionato la morte per polmonite ab ingestis, ricostruisce la Procura di Catania che le contesta l’omicidio aggravato al “fine di conseguire il profitto legato alla circonvenzione di incapaci” della vittima.
La ricostruzione dell’accusa è contestata dall’indagata che, difesa dagli avvocati Carmelo Peluso e Lino Rovetta, si professa innocente e anzi, sostiene, le avrebbe dato “le cure di cui aveva bisogno” e dato da mangiare solo “cibo spezzettato, come le era somministrato nella Casa di riposo in cui era ospitata”.