CATANIA – Al tribunale di Catania udienze di convalida stamattina dei fermi dei sette egiziani indagati per la violenza sessuale di gruppo a una 13enne nella Villa Bellini. Alcune si tengono su piattaforme online altre in presenza. Gli interrogatori di garanzia dei 4 maggiorenni fermati si sono conclusi. Alcuni degli indagati hanno risposto alle domande del gip, ha detto il procuratore aggiunto Sebastiano Ardita mentre, con la sostituto Anna Trinchillo, lasciava il palazzo di giustizia. Davanti al tribunale sono stati esposti due striscioni: ‘Femminestorie’, ‘Sham officine coordinamento contro la violenza e contro il femminicidio’ ‘Fright diritti senza confini’. Si tratta di un sit-in silenzioso di vicinanza alla giovane vittima.
“Il mio assistito ha confermato quanto aveva detto prima, quindi è stato un interrogatorio lampo, ha spiegato che la sua presenza sul posto è stata del tutto casuale, era lì perché aveva sentito gridare. Ma qualunque altra valutazione al momento è prematura”, ha detto l’avvocato Salvatore Ganci che assiste il maggiorenne agli arresti domiciliari. Il legale ha aggiunto che “sembra che ci fossero tra i 10 e i 7 ragazzi presenti, ma al momento il fermo ne indica 7 e se ci sarà qualcosa in più verrà fuori dalle indagini”. Il penalista ha rivelato che il suo assistito “si è reso conto della gravità dei fatti da subito, per questo ha prima parlato con gli operatori della comunità e poi con i carabinieri”.
L’avvocato Alessandro Fidone che assiste due dei maggiorenni tra i fermati ha detto che “un indagato si è avvalso della facoltà di non rispondere, l’altro invece si è fatto interrogare e ha risposto alle domande del gip. Il primo vive in comunità, il secondo lavora ad Acireale. Sono nel Catanese da due anni”. Il penalista ha precisato che il giovane che ha parlato con il gip “si è detto estraneo ai fatti” aggiungendo che “era sul posto ma non ha partecipato all’aggressione e ha capito la gravita dei fatti”.
A indagare sulla violenza sessuale è il gruppo ‘fascia debole’, un piccolo gioiello all’interno della procura di Catania: è composto da otto magistrati più il coordinatore, il procuratore aggiunto Sebastiano Ardita, che coordina anche la area 3 della Direzione Distrettuale Antimafia. Il gruppo è composto da magistrati molto affiatati tra loro. Ecco perché all’indomani del grave fatto di Catania sono scattate le indagini con un metodo assolutamente collaudato che ha portato all’immediata soluzione del caso in meno di ventiquattr’ore, facendo convergere investigazioni tradizionali e indagini tecnico-scientifiche.