Il pacemaker in età molto avanzata può migliorare la qualità della vita dei pazienti? La risposta è sì, perché già uno studio italiano del gruppo di ricerca di elettrofisiologia di Cattinara (Trieste), pubblicato sul Journal of cardiovascular medicine, aveva esaminato con esito positivo 70 pazienti over 90 di cui la metà aveva più di 95 anni. Adesso si aggiunge a questa ricerca il caso di una singola paziente siciliana di ben 102 anni che conferma che anche in età avanzatissima il dispositivo che regola i battiti cardiaci consente di migliorare le condizioni generali e che, quindi, queste soluzioni tecnologiche possono prolungare la vita e migliorarne la qualità ben oltre i limiti della scienza.
Il pacemaker (in italiano “generatore di ritmo”) è un dispositivo elettronico che viene posizionato nel torace per controllare le anomalie del ritmo cardiaco, come il blocco atrio-ventricolare e l’insufficienza cardiaca. È costituito da un generatore computerizzato di impulsi racchiuso all’interno di un piccolo contenitore di metallo e da uno o più cavi o elettrocateteri. Il generatore emette dei segnali elettrici che normalizzano il ritmo cardiaco alterato, mentre gli elettrocateteri lo collegano al cuore consentendone la trasmissione.
Il pacemaker può essere uno stimolatore continuo o a richiesta, in base al tipo di aritmia del paziente. I dispositivi di ultima generazione sono in grado di determinare quando la persona compie attività fisica attraverso un sistema sensoriale sensibile alla frequenza respiratoria, in modo da poter regolare di conseguenza gli impulsi. Alcuni pacemaker, inoltre, sono anche in grado di monitorare la temperatura del sangue. L’Unità operativa complessa di cardiologia del Barone Lombardo di Canicattì, diretta da Giuseppe Augello, lo ha impiantato, come detto, a una donna ultracentenaria arrivata al pronto soccorso dell’ospedale in gravissime condizioni, con una frequenza cardiaca bassa, dovuta a blocco atrio-ventricolare. Nello specifico si sono prodigati la cardiologa Ilenia Martorana, il primario del reparto cardiologico Luciano Sutera Sardo, assistiti dallo staff di sala operatoria composto dai medici cardiologi Carmelo Castellana e Guido D’Amico e dall’infermiere capo-sala Calogero Gambino (nella foto).