GIARRE (CATANIA) – Alle prime ore di questa mattina, oltre 50 carabinieri di Giarre, hanno arrestato 4 persone indagate, a vario titolo, per associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti, nonché per acquisto e detenzione di sostanze stupefacenti ai fini di spaccio. In fase di notifica sono gli avvisi di conclusione indagini preliminari per altre 20 persone. Queste farebbero parte della stessa associazione criminale finalizzata allo spaccio di sostanze stupefacenti. L’operazione denominata “Tigre reale” coordinata dalla Dda e condotta da settembre 2019 a giugno 2021, si è sviluppata attraverso servizi di osservazione e pedinamento, ma anche tramite intercettazioni, consentendo di effettuare arresti in flagranza di reato, controllo degli acquirenti, sequestri di droga e denaro.
Le investigazioni avrebbero consentito di disarticolare un gruppo criminale dedito alla gestione di una redditizia piazza di spaccio nel quartiere Jungo di Giarre. Al vertice dell’associazione vi sarebbero stati i pluripregiudicati Maurizio Viscuso, 56 anni e Stefano Mario Sciacca, 26 anni, quest’ultimo incaricato anche di essere il cassiere dei proventi illeciti, che avrebbero messo in piedi un vero e proprio supermarket della droga, fonte giorno e notte di approvvigionamento di cocaina e marijuana, protetto da misure di sicurezza volte a prevenire o eludere eventuali blitz delle forze dell’ordine, come l’installazione di telecamere e la fortificazione della piazza con cancelli, grate in ferro e porte blindate. Una fiorente attività criminale gestita a conduzione familiare.
Accertata la partecipazione all’organizzazione di spaccio anche dei figli di Maurizio Viscuso, Salvatore 35 anni e Giuseppe 30 anni, e della moglie Rosa Arcidiacono, la quale si sarebbe occupata di diffondere le direttive del marito agli altri appartenenti al gruppo. Per quanto riguarda i ruoli dei due fratelli, il minore Giuseppe Viscuso, si sarebbe occupato dell’attività di spaccio e del recupero crediti e il maggiore, Salvatore Viscuso, avrebbe avuto una funzione di alter ego del padre Maurizio, accompagnandolo nelle trasferte per il carico dello stupefacente sia nel territorio giarrese che nel capoluogo catanese, contrattando insieme a lui il prezzo del quantitativo di droga approvvigionato con un ruolo operativo nell’ambito dell’organizzazione, in quanto avrebbe provveduto in prima persona al confezionamento e allo spaccio delle singole dosi di cocaina, trattando in prima persona con gli acquirenti, con la prerogativa di poter applicare eventuali sconti.
Anche lui, infine, si sarebbe occupato del recupero crediti inerente alle cessioni di grossi quantitativi di stupefacenti, secondo un modus operandi per il quale determinati clienti che godevano di una certa fiducia, avrebbero beneficiato della possibilità di non pagare la droga al momento dell’acquisto ma di estinguere il debito successivamente, in un momento pattuito con Salvatore Viscuso. La fitta rete di vedette sarebbe stata invece gestita direttamente dalla moglie del capo, Rosa Arcidiacono, che avrebbe fornito direttive ben specifiche su come effettuare l’attività di vigilanza e sulle precauzioni da adottare in caso di presenza delle forze dell’ordine. La donna si sarebbe occupata inoltre, in caso di momentanea assenza del marito e del figlio maggiore, di accogliere i corrieri e di ricevere la droga, provvedendo alla pesatura dello stupefacente, nonché aiutando nel successivo conteggio dei guadagni.
L’indagine avrebbe inoltre permesso di accertare il placet di cui avrebbe goduto la famiglia Viscuso da parte de clan Laudani di Piedimonte, nello specifico da parte di Antonio Di Mauro – figlio di Paolo detto “u prufissuri” – responsabile dell’area di Giarre – con il quale Maurizio Viscuso avrebbe avuto continui rapporti di frequentazione, arrivando a chiedere il suo intervento in occasione del suo ferimento dopo una lite per motivi estranei al mondo della droga. In un’altra occasione sarebbe stato lo stesso Di Mauro a chiedere a Maurizio Viscuso di fare da tramite con un soggetto, noto spacciatore, per l’acquisto di una partita di sostanza stupefacente.
Un episodio emblematico del carattere verticistico dell’associazione e dell’impossibilità di mettere in discussione le direttive del promotore, sarebbe stato il brutale pestaggio, avvenuto nell’agosto 2020, ai danni di uno spacciatore al dettaglio, che dopo essersi rifornito presso l’emporio della droga dei Viscuso, avrebbe osato mettere in discussione la qualità e la modalità di taglio dello stupefacente, pretendendo di partecipare alla preparazione della cocaina da vendere, al fine di accertarsi di non essere raggirato. Nel corso delle attività d’indagine i carabinieri hanno arrestato 10 pusher per detenzione ai fini di spaccio di sostanza stupefacente, hanno sequestrato oltre 1 kg di marijuana e 350 grammi di cocaina e la somma in contanti 1.000 euro quale provento dell’attività di spaccio.