PALERMO – Come tutte le altre ossa del corpo umano anche le vertebre sono soggette, purtroppo, a fratture soprattutto a causa di grossi traumi. Nello specifico quando si parla di fratture vertebrali si fa riferimento alla rottura di una o più vertebre della colonna che possono presentare condizioni variabili in termini di gravità in quanto è possibile che il danno arrivi addirittura a minare l’integrità del midollo spinale. Ma come avvengono le fratture vertebrali? Cosa le provoca? Le diverse cause possono essere di natura traumatica o di natura patologica.
Quando si parla di traumi si fa riferimento ad episodi molto forti in grado di esercitare sulle vertebre della colonna una pressione superiore a quella che sono comunemente in grado di sopportare. In quasi la metà dei casi di fratture vertebrali la colpa è da attribuire a incidenti automobilistici, seguono poi le cadute involontarie dall’alto, scontri fisici o atti di violenza. Per quanto riguarda le cause di natura degenerativa si riscontrano: menopausa, osteoporosi, ipertiroidismo, trattamenti farmacologici, chemioterapici, di radioterapia e anche problematiche dismetaboliche.
Si possono distinguere almeno 5 tipi diversi di frattura tra cui le cosiddette fratture da flessione chiamate anche fratture di Chance. Proprio su una di queste fratture è intervenuto il team (nella foto) del reparto di Neurochirurgia, diretto da Domenico Gerardo Iacopino del Policlinico di Palermo che è rimasto in sala operatoria ben 15 ore. L’intervento è stato eseguito su un turista tedesco di 73 anni a rischio tetraplegia. In seguito a banale caduta durante la sua vacanza a Palermo, infatti, l’uomo aveva riportato una severa e grave frattura della settima vertebra cervicale con disallineamento della colonna vertebrale cervico-dorsale. Fortunatamente l’uomo, nell’immediato, non aveva accusato sintomi neurologici, ma era costretto alla totale immobilità poiché anche un minimo movimento del collo avrebbe potuto comportare un severo danno neurologico, quale la tetraplegia.
“Questo caso – spiega Iacopino – presentava numerose peculiarità. Il paziente era affetto da una patologia reumatologica non ancora diagnosticata: la spondilite anchilosante, condizione che, maggiormente nella regione cervicale e dorsale, comporta una anchilosi vertebrale ossia la formazione di ponti ossei tra più vertebre con compromissione della normale curvatura e motilità del rachide. Un trauma, in determinate condizioni, può comportare delle fratture estremamente complesse da trattare, come quella del caso odierno. Tecnicamente si parla di “frattura di Chance”, ossia di una soluzione di continuo che attraversa tutti piani della vertebra in senso antero-posteriore, con scivolamento successivo della colonna cervicale su quella dorsale in una delle regioni più difficilmente accessibili del rachide dal punto di vista chirurgico”.
L’intervento, eseguito dagli specialisti Rosario Maugeri e Maria Angela Pino, è stato suddiviso in tre tempi: riduzione della lussazione cervicale, sostituzione della vertebra lesa con una protesi artificiale e infine la stabilizzazione cervico dorsale con placche e viti, permettendo così il ripristino della normale curvatura e stabilità della colonna.