La Radiologia interventistica è un’innovazione della moderna medicina che tratta diverse patologie in maniera non invasiva: con delle punture in anestesia locale e senza tagliare la cute può sostituire o coadiuvare la chirurgia. Nella maggior parte dei casi il paziente è trattato in regime di Day Hospital o con una singola notte di ricovero. La moderna radiologia, insomma, non si limita più alla sola fase diagnostica ma interviene in maniera diretta nella cura delle affezioni in delicate condizioni cliniche. Il radiologo interventista diventa così una nuova figura di medico radiologo, attraverso le immagini ed è in grado di guidare per via transcutanea, senza necessità di interventi chirurgici invasivi, strumenti, cateteri, aghi dispositivi medici per la terapia loco-regionale sia in campo cardiovascolare, oncologico che traumatico in condizione di elezione ma soprattutto di urgenza operando direttamente in sale strettamente connesse ai pronto soccorso.
La Radiologia interventistica è molto diffusa nelle strutture sanitarie siciliane raggiungendo anche livelli di eccellenza. All’ospedale Ingrassia di Palermo è stata effettuata, in questi giorni, la prima procedura dell’Asp. Il trattamento (nella foto una fase dell’intervento), effettuato su un paziente critico ricoverato in Rianimazione “con raccolta retroperitoneale”, è stato eseguito da Gioacchino Di Baudo nella seconda sala Tac della Uoc di radiodiagnostica diretta da Marco Brancato.
In attesa della realizzazione di una nuova sala dedicata dotata di un angiografo digitale di ultima generazione, le prestazioni all’Asp di Palermo di Radiologia interventistica si effettueranno, in base alla natura delle procedura Tac guidata o con Arco a C in sala operatoria, anche negli ospedali Civico di Partinico, Cimino di Termini Imerese e Villa delle Ginestre. “E’ un progetto fortemente voluto dalla direzione aziendale – spiega Brancato – l’Azienda ha investito in prospettiva futura nell’ottica della best practice dei pazienti e delle loro patologie. L’obiettivo è di ridurre il rischio clinico, la mobilità dei pazienti e il ricorso a prestazioni in strutture esterne all’Asp”.