Vitale, sorridente, paffuta, vestiti sgargianti: così appariva nei filmati condivisi la settimana scorsa in cui si era ripresa davanti a uno specchio e mentre guidava il suo suv. Ogni video visto centinaia di volte su TikTok. Di Om Fahad, vero nome Ghufran Sawadi, influencer irachena da mezzo milione di follower resteranno immagini gioiose, nonostante venerdì sera uno sconosciuto le abbia sparato a bruciapelo uccidendola mentre era seduta in macchina davanti casa, nel quartiere Zayouna di Baghdad. I filmati delle telecamere di sorveglianza hanno ripreso l’attacco: l’aggressore è arrivato da solo in moto, abiti scuri e il casco, è sceso, si è diretto vero l’auto nera di lei e ha fatto fuoco. Secondo fonti di sicurezza anonime avrebbe finto di essere un rider che consegnava cibo. Nell’attacco è rimasta ferita anche un’altra donna, ha scritto l’agenzia Usa Al Hurra.
Dopo l’omicidio, il ministero degli Interni iracheno ha dichiarato di aver istituito una squadra di investigatori specializzati per indagare sulle circostanze dell’omicidio. Om Fahad sui social aveva successo, era nota per aver condiviso video di se stessa mentre ballava musica pop irachena indossando abiti aderenti, performance che hanno generato più di un milione di visualizzazioni. Ma tutta quella notorietà in una società in cui le libertà civili per le donne restano limitati evidentemente non trovava un consenso tanto ampio. Nel febbraio 2023 la celebre tiktoker era stata condannata a sei mesi di carcere da un tribunale che aveva stabilito che i suoi video contenevano “discorsi indecenti che minavano il pudore e la moralità pubblica”. Sentenza arrivata giusto un mese dopo che il ministero degli Interni di Baghdad aveva lanciato un comitato per scoprire “contenuti osceni e degradanti” pubblicati online da influencer proprio come Om Fahad, nel tentativo dichiarato di salvaguardare “la morale e le tradizioni familiari” della società irachena.
Sempre il ministero aveva creato una piattaforma online in cui gli utenti venivano incoraggiati a segnalare contenuti da rimuovere. All’epoca le autorità sostenevano che il pubblico aveva accolto con favore la piattaforma e che decine di migliaia di segnalazioni erano state registrate dal pubblico. Ma l’anno scorso l’Euro-Med Human Rights Monitor, con sede a Ginevra, ha dichiarato che non c’era alcun motivo per incriminare Om Fahad e che i suoi contenuti non superavano i limiti dei suoi diritti alla libertà di opinione, espressione o pubblicazione.
Di recente, a solleticare la curiosità del pubblico era stata una faida tra influencer: da una parte Om Fahad, dall’altra la collega Dalia Naeem, conosciuta come la Barbie irachena a causa dei numerosi interventi di chirurgia plastica, che aveva minacciato di denunciare una presunta relazione di Ghufran con alti funzionari iracheni. Quello di Om Fahadnon non è il primo omicidio di una influencer in Iraq. Lo scorso anno a settembre Noor Alsaffar, una tiktoker di 23 anni seguita sui social da centinaia di migliaia di persone, è stata uccisa a colpi di pistola. Cinque anni prima, nel 2018, a cadere sotto i colpi dei killer era stata Tara Fares, modella di 22 anni. Nel Paese inoltre continua a essere una pratica diffusa il delitto d’onore: l’ultimo a gennaio scorso quando la 22enne star di YouTube Tiba al-Ali è stata strangolata dal padre.