PALERMO – Prima li vogliono morti: “Quell’etta sangu (esclamazione dispregiativa palermitana per augurare la morte, ndr) di tuo marito ha telefonato a quel butta sangue di mio marito”, poi li difendono, in qualche modo li giustificano, e infine cercano anche prove che possano scagionarli. Non sapendo di essere intercettate la moglie e la compagna dei due cugini palermitani di 42 e 44 anni che sono stati arrestati con l’accusa di aver violentato in un b&b a Palermo una turista canadese, commentano i fatti e involontariamente incastrano gli indagati.
“Tuo marito secondo me quando quella gli si buttò nell’ascensore ha capito che si poteva fare. E così chiamó suo cugino”, dice una delle donne ipotizzando come si sarebbe svolta la serata degli abusi. “La sella del motore è veramente piccola. E’ talmente stretta che questo li stuzzicava, sicuramente per questo non capirono più niente”, afferma l’altra donna parlando del passaggio in scooter dato alla turista dai due. Per le compagne in fondo non si potrebbe parlare di violenza: “Sti ragazzi erano puliti, non avevano neanche un graffio”, aggiungono sostenendo che se fosse stato uno stupro la vittima si sarebbe difesa lasciando segni sugli aggressori. Secondo le donne dovrebbero essere acquisite le immagini dei sistemi di videosorveglianza dell’ascensore dove si vede che la turista si sarebbe buttata sopra al marito. “Lui queste cose le deve dire all’avvocato perché negli ascensori ci sono le telecamere. Lo state vedendo che lei si sta buttando di sopra. Ci sono un sacco di cose che fanno male a noi, però sono utili per la difesa”.
Lo stupro risalirebbe al novembre del 2023. La canadese sarebbe stata fatta ubriacare dai due indagati che l’avrebbero poi seguita fino al b&b in cui alloggiava e l’avrebbero stuprata ripetutamente. La donna, completamente stordita, si è risvegliata sola in camera la mattina successiva e si è accorta che le erano stati anche rubati dei soldi. Ad avvisare i carabinieri furono i medici del Policlinico che avevano in cura il fidanzato della donna, allora ricoverato in ospedale.
L’uomo aveva riferito che la propria compagna era stata violentata. Gli investigatori sono andati nell’albergo per accertarsi che il racconto fosse vero e hanno trovato la turista in stato di choc. Solo dopo qualche ora la canadese è riuscita a raccontare cosa era accaduto. La ragazza, così come ricostruito, ha incontrato il suo violentatore in ospedale, dove era andata a trovare il fidanzato ricoverato. In difficoltà perché non conosceva l’italiano e perché era a Palermo per la prima volta ha chiesto all’uomo, un inserviente, una serie di informazioni. Lui l’ha aiutata e poi si è offerto di andarla a prendere in albergo per passare insieme la serata. La donna si è fidata. Poi sarebbe cominciata la notte degli abusi nella stanza del b&b.
“Ero felice e mi stavo divertendo, quindi non mi sono resa conto del tempo che passava. Lui era gentilissimo”, ha raccontato ai carabinieri. Poi l’approccio che la donna ha tentato di respingere. “Non ricordo nulla da quel momento in poi”, ha proseguito. Al cugino i carabinieri sono arrivati mettendo sotto controllo il cellulare dell’inserviente e grazie alle analisi dei tabulati telefonici che hanno accertato la presenza dei due nel b&b la sera della violenza.