PALERMO – Trentadue anni dopo il tritolo di Capaci Palermo è tornata a ricordare Giovanni Falcone, la moglie, Francesca Morvillo, e i tre agenti di scorta Antonio Montinaro, Rocco Dicillo e Vito Schifani. Ancora una volta la città si è riempita di studenti delle scuole di tutta Italia che del coraggio e dell’impegno del magistrato assassinato dalla mafia sanno grazie ai loro insegnanti e al lavoro di chi, impegnato nel sociale, continua a coltivare la memoria. “Come sostenevano Falcone e Borsellino – ha scritto il capo dello Stato Sergio Mattarella in un messaggio -, la Repubblica ha dimostrato che la mafia può essere sconfitta e che è destinata a finire. L’impegno nel combatterla non viene mai meno. I tentativi di inquinamento della società civile, le intimidazioni nei confronti degli operatori economici, sono sempre in agguato. La Giornata della legalità che si celebra vuole essere il segno di una responsabilità comune”.
La premier Giorgia Meloni ricordando le vittime di Capaci ha invitato “a non disperdere i loro insegnamenti, il loro coraggio” e a “portare avanti quei valori di Libertà, Giustizia e Legalità che li hanno reso immortali: più forti del tritolo e delle bombe di vigliacchi criminali senza scrupoli”. Secondo il procuratore di Palermo Maurizio De Lucia “in Cosa nostra non ci sono regole sulla successione. Non c’è un capo conclamato che arriva dopo Messina Denaro”. Per quanto riguarda l’ultimo latitante eccellente della mafia siciliana, Giovanni Motisi, “è ricercato da 26 anni, troppo tempo. Lo prenderemo”, ha assicurato.
A Palermo è venuta la segretaria del Pd Elly Schlein che ha incontrato le centinaia di cittadini presenti al corteo concluso sotto l’Albero Falcone alle 17.58, l’ora della esplosione a Capaci. Il phicus magnoliae cresciuto davanti alla casa del giudice è diventato il simbolo della riscossa morale dei palermitani che, dopo la strage, scesero in piazza per dire no a Cosa nostra. Come ogni anno non sono mancate le polemiche: alcuni esponenti di Our Voice avevano contestato “la parata di traditori delle istituzioni riunita stamane a Palazzo Jung per iniziativa della Fondazione Falcone”. “Chi è qui si inchini”, li ha apostrofati Maria Falcone.