MILANO – “Giulia mi ignora. Io mi muovo, vado verso la cucina, vedo che c’era questo coltello con cui stava tagliando delle verdure, mentre era china in soggiorno per prendere un cerotto da un cassetto in basso di un mobile in quanto si era tagliata, e mi metto immobile alle spalle in attesa che si rialzi per tornare in cucina. La colpisco all’altezza del collo, ma non so con quanti colpi. L’ho saputo dalla tv (37, ndr). Lei prima si è voltata: ci siamo guardati in faccia”. Alessandro Impagnatiello ha ripercorso in aula il momento agghiacciante in cui ha ucciso la sua fidanzata Giulia Tramontano nella loro casa a Senago, nel Milanese. La ragazza era al settimo mese di gravidanza.
Erano circa le 19.45. “Giulia – ha ricostruito la dinamica – stava preparando qualcosa per sé quando ho sentito un piccolo lamento, si era fatta male a un dito. Di fronte al divano c’è un mobile con un cassetto in basso con dentro i medicinali di cui faceva uso Giulia e anche cerotti. Le chiesi cosa fosse successo, ma non mi rispose. Lo chiesi di nuovo, ero a pochi metri da lei, e continuava a non rispondermi. Come se non esistessi. Ero totalmente invisibile ai suoi occhi. Mi ignorava”.
Dopo l’omicidio “era come se cercassi di nascondermi e di nascondere tutto ciò che si era manifestato quella sera. Quindi, avvolto completamente da uno strato di insensata follia, di pazzia totale, ho tentato di far sparire, letteralmente sparire il corpo di Giulia. Ho provato a dare fuoco al corpo di Giulia – ha raccontato -, utilizzando prodotti infiammabili per fare le pulizie. Poi sono andato a pranzo da mia mamma con l’auto, a bordo c’era il corpo di Giulia”. Era il 30 maggio del 2023, tre giorni dopo l’omicidio di Giulia, prima che lasciasse il cadavere dietro ad alcuni box a poche centinaia di metri dalla loro casa.
L’ex barman ha risposto “assolutamente no” quando gli è stato chiesto dal pm Alessia Menegazzo se qualcuno lo abbia aiutato a uccidere la 29enne o a nascondere il cadavere. Impagnatiello ha però ammesso di aver tentato di sviare le indagini: “I messaggi che mandavo a Giulia erano lettere di addio, era quella parte di me che non credeva a ciò che era successo. Una parte di me che contrastava con quella che aveva agito senza controllo quella sera”. Raccontando dei due tentativi di dare fuoco al corpo della fidanzata, Impagnatiello ha detto che voleva “renderla cenere”.
Poi un altro dettaglio atroce: “Ho somministrato il veleno per topi a Giulia mentre dormiva, qualche chicco, per due volte nella prima metà di maggio. Ma non per farle del male, per provocare un aborto. Non è stata una cosa continuativa. E’ avvenuto a maggio è in due occasioni, a distanza breve”, ha detto. “Mentre dormiva con la bocca semichiusa per due volte le ho appoggiato un chicco sulla lingua”.
Gli è stato chiesto perché l’avesse fatto. “E’ una domanda che mi sono fatto miliardi di volte e che non avrà mai una riposta. Non c’è e non ci sarà mai un motivo per giustificare questa violenza, aggressività”. Inoltre ha negato di “aver accumulato rabbia o ostilità nei confronti di Giulia: era la persona che doveva essere difesa e protetta da me, non ho mai avuto odio nei suoi confronti”, nei confronti di quella che ha definito la “donna della mia vita”.