ROMA – “Non abbiamo presentato alcun ricorso al Tar del Lazio sul bando ex Blutec di Termini Imerese. Sarebbe stato sufficiente informarsi col tribunale amministrativo per appurarlo”. Il ceo di Sciara Holding, Fabio Bertolotti, smentisce la notizia uscita poche ore prima. “Sappiamo che è circolato il documento del ricorso – chiarisce il manager del gruppo che ha partecipato alla gara- , evidentemente qualcuno l’ha reso noto. In realtà il nostro ufficio legale l’ha notificato al Mimit, al gruppo Pelligra e ai commissari dell’ex Blutec. Ma non al Tar. L’abbiamo inviato perché le nostre richieste di accesso agli atti sono state eluse, mai ricevuto risposta. Ne abbiamo fatte ben tre. L’accesso agli atti ci permetterebbe di avere contezza rispetto alla scelta fatta dai commissari. Sappiamo cosa abbiamo proposto noi, ma non conosciamo, e non siamo i soli, il progetto di Pelligra”.
Dopo avere valutato le offerte i commissari straordinari hanno considerato idonea quella del gruppo che fa capo al presidente del Catania. “Abbiamo agito in piena correttezza e trasparenza nella partecipazione alla gara per l’aggiudicazione dello stabilimento di Termini Imerese”, precisa Pelligra Italia sottolineando che l’obiettivo del gruppo è di “proseguire quanto prima con la realizzazione di un progetto solido, che garantirà lo sviluppo di un polo industriale e manifatturiero green e innovativo per la Sicilia, attraverso lo sviluppo di un interporto per la Sicilia occidentale, punto di riferimento per il Mediterraneo”.
Secondo il ministero “il gruppo Pelligra è risultato aggiudicatario della business unit di Termini Imerese in esito a una procedura di gara che ha portato i commissari straordinari della Blutec a valutare tale offerta come la migliore, tra quelle pervenute, per il rilancio del polo industriale, sulla base dei criteri stabiliti dal bando e dal disciplinare di gara. La procedura di vendita si è svolta sotto la vigilanza del ministero delle Imprese e del Made in Italy che ha costantemente agito nel pieno rispetto della legge, valutando l’affidabilità del progetto e la solidità patrimoniale del proponente, al fine di salvaguardare oltre 540 lavoratori, tutti ad oggi in Cigc, e garantire al contempo la massima tutela del ceto creditorio, scongiurando il pericolo di una conversione in fallimento dell’amministrazione straordinaria”.