PALERMO – Da Salvatore Giuseppe Cintura, 34enne indagato chiave dell’operazione Balteus dei carabinieri di Palermo, andavano tutti nel quartiere Cep, Borgo Nuovo e Cruillas. Cintura, soprannominato “Buddha” o “u pacchiuni”, viene definito nell’ordinanza del gip il “dominus”. Ventisette le persone indagate per detenzione e porto abusivo di armi comuni da sparo e clandestine, ricettazione, attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti, associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, furto ed estorsione. Il giudice ha disposto il carcere per 17 mentre per 10 sono stati decisi i domiciliari.
Nel corso delle indagini, fra il 2020 e il 2021, Cintura si trovava ai domiciliari. Andava a lavorare in un bar, autorizzato, ma da lì avrebbe controllato e gestito gli affari. Si rivolgeva all’uomo di riferimento del quartiere Cep la mamma che non riusciva a riposare perché c’era un gruppo di ragazzi che faceva chiasso. Cintura la rassicurava: “Più tardi ti mando un amico mio”. Inoltre stabiliva chi poteva rubare o non rubare le auto. Un ragazzo aveva detto che il fratello di Cintura lo aveva autorizzato a toccare le auto. La risposta di “Buddha” non si era fatta attendere. Sia contro il fratello sia contro il ladruncolo. “Mi ha dato il permesso Giuseppe, tanto lui e suo fratello sono la stessa cosa”. “U pacchiuni” aveva reagito in maniera veemente: “A mio fratello gli devo infilare la m… in bocca. Ora tu lo vai a prendere e lo porti che io gli stacco la testa”. Il ladruncolo fera stato convocato. “Non toccare niente al Michelangelo (la via omonima ndr) perché ti svito il cervello… te le vai a rubare a Borgo Nuovo le macchine che non sono competenza nostra”. “Neanche a Cruillas?”, chiedeva il giovane. “Tu basta che non le tocchi al Michelangelo, a me di Cruillas non mi interessa niente”. Chi sbagliava subiva punizioni fisiche. Come il giovane che si era fatto beccare sotto casa di Cintura, mettendo a rischio gli affari.
L’indagine ha consentito di fare luce su quattro piazze di spaccio nei quartieri di San Giovanni Apostolo (ex Cep), Borgo Nuovo e Cruillas di Palermo. Gli indagati avevano, secondo l’accusa, la disponibilità di armi clandestine, e oltre alla gestione dello spaccio di droga si occupavano del traffico di rifiuti senza alcuna autorizzazione e rubavano decine di auto e furgoni tentando l’estorsione ai proprietari con metodo del ‘cavallo di ritorno’. Per ogni mezzo la banda chiedeva mille euro per restituirlo.
Oltre a stoccare gli oggetti di ferro raccolti in modo illecito, i rifiuti venivano lavorati in un terreno vicino alla sua abitazione abusiva e poi trasportati grazie al titolare di un’azienda il cui titolare è finito ai domiciliari. L’imprenditore, secondo gli inquirenti, metteva a disposizione i propri mezzi, consentiva la compilazione dei formulari per la successiva vendita a ditte della Sicilia e di altre regioni, impegnate nel campo edile, siderurgico e del trattamento di materiale metallico, con guadagni stimati che potevano arrivare anche a 50 mila euro mensili.
I NOMI. In carcere sono finiti Salvatore Paolo Cintura, 34 anni, Salvatore Bevilacqua, 33 anni, Mirko Cannariato, 29 anni, Vincenzo Cannariato, 24 anni, Giuseppe Cintura, 39 anni, Giuseppe Cintura, 37 anni, Salvatore Giuliano, 37 anni, Giuseppe Guttuso, 32 anni, Santo Lo Monaco, 57 anni, Bartolomeo Militello, 25 anni, Filippo Montagnino, 26 anni, Giovanni Montagnino, 32 anni, Giuseppe Oneri, 26 anni, Michele Patriziano, 25 anni, Francesco Paolo Reina, 23 anni, Giuseppe Reina, 53 anni, Andrea Tocco, 33 anni. Ai domiciliari invece Salvatore Di Caccamo, 42 anni, Vincenzo Montalbano, 49 anni, Giuseppe Renda, 41 anni, Vincenzo Seidita, 51 anni, Pier Paolo Davì, 35 anni, Giuseppe Di Francesco, 36 anni, Pietro Madonia, 53 anni, Ignazio Pillitteri, 31 anni, Girolamo Rao, 41 anni, Ettore Rositano, 38 anni.