Sempre più farmaci vengono prescritti ai pazienti

di Nuccio Sciacca. La farmacovigilanza identifica rischi, reazioni avverse e scelte adeguate

Oggi un paziente su quattro di età pari o superiore ai sessantacinque anni assume regolarmente oltre 10 medicine o principi attivi. Un dato questo emerso dal report quadrimestrale dell’associazione Reposi su un campione di oltre 60 reparti di medicina e geriatria oggetto di dibattito alla Torre Biologica di Catania nel corso del meeting “Appropriatezza prescrittiva e procedure regolatorie nella pratica clinica”.

“Non esiste scienza più nobile della farmacologia clinica – ha spiegato Filippo Drago (nella foto), professore ordinario di Farmacologia e responsabile del Centro di Riferimento Regionale di Farmacovigilanza, AOU Policlinico “G. Rodolico – San Marco” di Catania – perché rappresenta lo studio dei farmaci, della loro efficacia e sicurezza, sui pazienti affetti da una particolare malattia ma è anche la scienza cui ogni sperimentazione eseguita su modelli preclinici (per esempio, cellulari o su animali di laboratorio) è finalizzata, e quella che finalmente apre la strada all’impiego effettivo di un farmaco nel mondo reale”.

Ed è proprio la farmacologia clinica la scienza sulla quale si basa il principio dell’appropriatezza terapeutica, ovvero quello che suggerisce a ogni medico quale sia il farmaco più adeguato in termini di rapporto costo/efficacia. E in questo ambito, una tipologia importante è quella degli studi di farmacovigilanza, la disciplina che valuta l’incidenza e la gravità delle reazioni avverse ai farmaci. La farmacovigilanza nasce nel 1848 in Gran Bretagna quando, in seguito all’inserimento nella pratica clinica dell’uso del cloroformio come anestetizzante, si verificarono una serie di decessi sospetti.

Il Lancet Journal sollecitò i medici inglesi a segnalare i casi di decesso in seguito alla somministrazione dell’anestetizzante e istituì una commissione per indagare sul caso. Lo studio venne poi pubblicato sulla rivista stessa nel 1893. La cosiddetta farmacovigilanza attiva, infatti, valuta il profilo di sicurezza e tollerabilità dei medicinali allo scopo di migliorarne in generale l’impiego clinico. “L’appropriatezza prescrittiva in funzione della sostenibilità del Ssn – ha specificato Drago – ci obbliga ad adoperare tutti gli strumenti disponibili. Per i medici è fondamentale l’esame dettagliato della scheda tecnica e praticare una continua ‘manutenzione’ della formazione in una realtà difficile e in continuo cambiamento dove i farmaci messi a disposizione sono sempre più costosi e le risorse sono sempre più ridotte”.

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