Il melanoma cutaneo nel nostro Paese è il terzo tumore più frequente tra gli under 50 e il 10% dei pazienti colpiti da un melanoma ha almeno un parente di primo grado con la stessa neoplasia. In totale questi casi ammontano a oltre 1.200 all’anno solo in Italia. Di conseguenza, chi ha un genitore o un fratello con un melanoma cutaneo dovrebbe effettuare test genetici per verificare la presenza di mutazioni più frequentemente associate al melanoma familiare. E se l’incidenza del melanoma cutaneo è in aumento in tutto il mondo, complice l’esposizione alle radiazioni UV (naturale e artificiale) senza adeguata protezione, non dimentichiamo che esiste un altri tipo di melanoma, quello dell’occhio per il quale sono stati identificati come fattori di rischio l’etnia, per esempio il tumore è più comune negli individui di pelle chiara, e il colore degli occhi, perché sono più a rischio le persone con gli occhi chiari.
Se ne è parlato nel corso di un incontro dedicato al Policlinico di Catania, aperto dal direttore sanitario, Antonio Lazzara, che ha visto confrontarsi gli esperti delle Unità Operative Complesse del Policlinico Rodolico di Dermatologia diretta da Giuseppe Micali, Oculistica diretta da Teresio Avitabile e Anatomia Patologica diretta da Gaetano Magro. L’’organizzazione è stata curata dalle Unità Operative “Educazione alla Salute” e in particolare da Carmelita Calaciura e Giusy Grasso, e “Aggiornamento e Formazione” di cui è responsabile Angelo Gambera. A moderare le sessioni che si sono susseguite sono stati la dermatologa Letizia Musumeci e l’oculista Antonio Longo.
“Il melanoma può svilupparsi dove sono presenti i melanociti, le cellule incaricate di produrre melanina, il pigmento responsabile di difendere il corpo dai raggi ultravioletti dannosi per l’epidermide – hanno spiegato i relatori intervenuti – i melanociti sono presenti sull’epidermide e su altri tessuti, come i tessuti oculari, le mucose della bocca e delle parti intime femminili”. “L’incidenza del melanoma cutaneo è in costante aumento – ha aggiunto Francesco Lacarrubba, docente universitario di dermatologia – con differenze in funzione di razza e latitudine e interessa tutte le fasce d’età, ma molto raro prima della pubertà. Il melanoma può comparire direttamente su cute sana o derivare dalla trasformazione di un nevo preesistente. La prevenzione del melanoma si basa soprattutto su una corretta esposizione solare, moderata e graduale, evitando le ore più calde e utilizzando appropriate creme protettive con un alto fattore di protezione solare (detto Spf). La diagnosi precoce è fondamentale, in quanto la mortalità del melanoma in fase avanzata e metastatica è elevata”.
“Il nostro obiettivo è identificare il melanoma ‘in situ’, nella sua fase iniziale quando è ancora di piccole dimensioni per poter fare una diagnosi quanto più precoce possibile anche con l’ausilio degli strumenti a nostra disposizione”, ha specificato la dermatologa Anna Elisa Verzì. Per ciò che concerne l’occhio, “il melanoma uveale è il tumore maligno oculare più frequente che in Italia fa registrare circa 400 nuovi casi l’anno – ha riferito Andrea Russo, docente universitario di Oculistica – questa neoplasia, notevolmente maligna, può avere origine dalla coroide, dal corpo ciliare, o dall’iride che nell’insieme costituiscono l’Uvea, lo strato vascolare dell’occhio. La malattia può arrecare gravi danni alla funzione visiva e ha un livello di mortalità elevato. I melanomi oculari possono presentarsi con disturbi della visione, ma, più spesso, sono asintomatici e vengono osservati in occasione di visite oculistiche di routine (da eseguirsi annualmente). Per una corretta diagnosi di melanoma uveale, gli esami fondamentali da praticare sono: oftalmoscopia, cioè l’osservazione del fondo oculare; angiografia, che evidenzia i dettagli della circolazione tumorale; ecografia, fondamentale per avere informazioni sull’aspetto istologico, e per valutare le dimensioni del tumore”.
“Catania è stata pioniera dell’adroterapia, trattamento che consente la conservazione dell’occhio – ha ricordato Emilio Malerba, specialista della Clinica oculistica -, dal 2002 abbiamo creato il primo centro di riferimento in Italia e tutt’oggi siamo tra i pochissimi al mondo a utilizzare la procedura che comporta la distruzione del tumore attraverso un danno provocato sul Dna delle cellule tumorali, e dall’effetto citotossico”.