Comiso, come prevenire le infezioni nel diabetico

di Nuccio Sciacca. La patologia cronica favorisce lo sviluppo di virus e batteri

Le persone che soffrono di diabete sono più a rischio di infezioni, comprese quelle di particolare gravità localizzate alle articolazioni e alle ossa, oltre alle endocarditi, alle infezioni cutanee, al piede, alle basse vie respiratorie, alle vie urinarie e alle sepsi. La maggiore frequenza di infezioni nei soggetti con diabete è dovuta allo stato di iperglicemia diffusa che infarcisce di zucchero i tessuti dell’organismo, soprattutto quando non c’è un buon controllo della glicemia; questo stato favorisce la disfunzione del sistema immunitario, agevola l’inibizione dei meccanismi antiossidanti (che combattono costantemente i radicali liberi e le tossine) e contrasta l’immunità mediata dagli anticorpi.

La maggiore frequenza di infezioni della persona con diabete favorisce anche le micro e macroangiopatie (danni ai grossi vasi e ai piccoli vasi periferici) e la neuropatia (danni ai nervi periferici). La vaccinazione è quindi molto importante per il diabetico e l’équipe (nella foto) dell’Ambulatorio Gestione Integrata (Agi) del Punto Territoriale di Assistenza (Pta) di Comiso che fa parte del Distretto di Vittoria, diretto da Carmela La Terra, ha svolto uno studio pilota, tuttora in corso, su “Diabete e prevenzione vaccinale” di rilevanza nazionale. Ne fanno parte i dirigenti medici Alessandra Giarratana e Maria Rita Licalzi, e le infermiere Tiziana Bella, Maria Iacono, Lucia Aprile, Antonia De Angelis, Donatella Incatasciato con l’amministrativo Maria Grazia Dipasquale.

La ricerca ha evidenziato l’importanza dell’empowerment del paziente diabetico in carico all’ambulatorio. Lo scopo dell’empowerment è quello di fare sviluppare la capacità di prendere decisioni da parte della persona con diabete che, in questo modo, diventa parte attiva del processo di cura e membro del team clinico con cui potrà condividere obiettivi di miglioramento circa i risultati e la qualità di vita. Dai primi risultati dello studio emerge la necessità, nella prevenzione del rischio infettivo, di opportune strategie di azione Patient Centred che integrino i sanitari di riferimento (medico di famiglia, igienista e diabetologo) per migliorare la qualità di vita.

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