CATANIA – Trent’anni di reclusione: è la richiesta di condanna della Procura di Catania per Martina Patti, la 25enne rea confessa dell’omicidio della figlia di 5 anni Elena, uccisa con un’arma da taglio nel giugno 2022 e seppellita in un campo vicino casa a Mascalucia. Il procuratore aggiunto Fabio Scavone e la sostituta Assunta Musella hanno chiesto di riconoscere le attenuanti generiche, in considerazione della confessione e della collaborazione dell’imputata, della sua giovane età, equivalenti alle aggravanti contestate.
Il procedimento si celebra davanti alla prima Corte d’assise. L’accusa le contesta i reati di omicidio premeditato aggravato, occultamento di cadavere e simulazione di reato. I nonni paterni e il padre della piccola si sono costituti parte civile. La sentenza è prevista per il 12 luglio. La donna avrebbe ucciso la figlia nel luogo del ritrovamento, un campo abbandonato vicino casa e poi avrebbe finto il sequestro della bambina all’uscita dall’asilo.
Martina Patti ha confessato il delitto, ma non ha spiegato il movente. La sera prima di essere uccisa la bambina ha dormito dai nonni. La mattina dopo la zia l’ha accompagnata all’asilo e la madre è andata a riprenderla ed è tornata a casa, a Mascalucia. Successivamente Martina è uscita nuovamente con l’auto, per creare un diversivo, quindi è ritornata nell’abitazione. E’ in quel lasso di tempo che sarebbe stato commesso il delitto, in un terreno abbandonato dove la madre ha seppellito il corpicino, nascosto in cinque sacchi di plastica nera e semi sotterrato con una pala e un piccone.
La 25enne ha fatto scattare la messa in scena: ha avvisato per telefono del falso sequestro i genitori e il padre di Elena, il suo ex compagno Alessandro Del Pozzo, è tornata a casa e dopo, accompagnata dalla madre e dal padre, è andata dai Carabinieri a denunciare il falso rapimento. Ai militari ha associato il sequestro ad alcune minacce che nel 2021 l’ex convivente aveva trovato davanti al cancello di casa, ma la sua versione non ha retto ai riscontri e alle indagini dei carabinieri e alle contestazioni mosse dalla Procura di Catania.